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Il 2100 sarà il “secolo africano” Stampa E-mail
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SITUAZIONE E PROSPETTIVE ENERGETICHE DELL’AREA SUB-SAHARIANA IN UN OUTLOOK DELLA IEA


di Ugo Farinelli



Si diceva, trenta o quaranta anni fa, che gli ottimisti studiavano il russo, i pessimisti il cinese (o viceversa, a seconda delle simpatie politiche). A parte il mescolamento delle carte da parte di Gorbachev e dintorni, sul cinese (mandarino) la previsione si è sostanzialmente avverata, come dimostrano le attuali discussioni se la Cina abbia già superato gli Stati Uniti come potenza economica, o se solo stia per farlo. Ma che lingue studiano i pessimisti e gli ottimisti di oggi? Hindi? Indonesiano? Swahili? O più familiarmente inglese basico o spagnolo? Chi troveremo a guidare le classifiche delle economie mondiali una volta passata la Cina? Non c’è troppo da stupirsi se molte previsioni di lungo termine puntano il dito sul Continente africano e affermano che il 2100 sarà il secolo dell’Africa.



Si basano per questo su due fattori: la demografia e le risorse naturali. La potenza della prima in Africa (se non sopravvengono nuove calamità oltre l’AIDS) non ha pari nel resto del mondo, mentre la ricchezza di risorse naturali in questo Continente, in gran parte ancora non sfruttate, non è sorpassata da nessun altro. È questo che si intravvede dietro un grosso sforzo di analisi e di previsioni dedicato dalla IEA (International Energy Agency) alla preparazione di un voluminoso e ben documentato studio (“Lo Studio”) sulla situazione e le prospettive energetiche dell’Africa sub-sahariana (SSA) che è stato presentato praticamente in coincidenza con il rapporto generale per il 2014 della IEA (World Energy Outlook 2014).


Può apparire strano che una agenzia che (come l’OECD e l’IEA) è composta dai Paesi più ricchi e più industrializzati del mondo dedichi una simile attenzione ai problemi dei più poveri; ma la lettura di questo rapporto fa giustizia di questa anomalia: da una parte perché i Paesi più sviluppati potranno trovare in Africa fonti energetiche ancora inutilizzate se non sconosciute, d’altra parte perché a questo corrisponderà una richiesta da parte africana di tecnologie energetiche che ancora per lungo tempo saranno sviluppate prevalentemente nei Paesi industriali. Insomma, il primo messaggio che appare dallo Studio è che l’Africa (in particolare la SSA) è un Continente ricco di risorse energetiche e poverissimo di forniture energetiche. [...]

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