UE e Russia:
una relazione difficile
A Capodanno è stata nuovamente messa alla prova la dipendenza energetica della Ue dalla Russia. Il problema non è dovuto solo a Mosca: per anni l’Unione europea ha chiesto alla Russia improbabili aperture al mercato e liberalizzazioni nel settore elettrico e dei combustibili fossili,segno di una scarsa comprensione della realtà del Paese. La Ue chiede tuttora di dividere Gazprom nei settori di produzione e trasporto mentre sono ormai evidenti le difficoltà di una politica simile nel settore elettrico,nel quale una parziale liberalizzazione ha finora mostrato solo svantaggi senza contribuire a catalizzare investimenti. Proprio le contraddittorie politiche di Bruxelles stanno spingendo la Russia a cercare in Asia sbocchi alternativi per i propri prodotti energetici. Il problema centrale del settore energetico russo è la sua bassa efficienza, con consumi specifici di solito il doppio di quelli che sarebbero sufficienti con tecnologie più moderne. In Russia è al momento in preparazione una legge applicativa per progetti nell’ambito del protocollo di Kyoto orientati alla riduzione di emissioni di gas serra. Le regole internazionali dei progetti JI e CDM,inizialmente orientate ai Paesi in via di sviluppo, si adattano però male alla realtà russa.È difficile finanziare progetti di efficienza energetica e i pesanti formalismi privilegiano riduzioni che hanno luogo più sulla carta che nella realtà. Con le regole attuali, ad esempio, il passaggio da carbone a gas in una centrale elettrica porta a riduzioni certificabili di emissioni, mentre il passaggio opposto in un’altra centrale,da gas a carbone, rientrerebbe negli ampi limiti concessi alla Russia per le sue emissioni. Inoltre la scarsa diffusione di strumenti e metodologie di contabilizzazione dei consumi complica i normali flussi di pagamento e quindi il finanziamento di progetti di efficienza energetica,facilita però calcoli irrealistici e la possible generazione di una quantità eccessiva di certificati di riduzione emissioni. L’Unione europea dovrebbe proporre due politiche realistiche e costruttive verso la Russia. In primo luogo, aiutare nella definizione di meccanismi di finanziamento dell’efficienza energetica sulla base delle quote di combustibile risparmiate e indipendentemente dai prezzi interni, di molto inferiori a quelli internazionali. In secondo luogo, in un’azione fortemente simbolica e solo apparentemente non correlata al settore energetico,la Ue dovrebbe semplificare o eliminare il regime dei visti d’ingresso per i cittadini russi. Proprio su questo punto l’Unione potrebbe riguadagnare parte della credibilità perduta negli ultimi anni, da reinvestire in una collaborazione nel settore energetico meno ideologizzata e più paritaria.
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