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DI TUTTO UN PO' 336 - Non si capisce mai se è vittoria oppure sconfitta Stampa E-mail

G. D’Annunzio potrebbe chiedere i diritti d’autore. Non che siano in circolazione dei modesti seguaci imitatori del sommo vate ma perché - dopo le ultime elezioni (sono sempre ultime ma se ne è perso il conto tanto sono tante) - è circolata nei talk show e nei titoli dei giornali l’espressione vittoria mutilata, scaturita molto tempo fa dalla vena immaginifica dell’autore (non solo) de Il piacere.

Allora, lo slogan era contestuale alle vicende della Grande Guerra e il Gabriellino patriottico e, suvvia un po’ nazionalista, se la prendeva con quello che aveva raccolto l’Italia (compensi territoriali) a dispetto degli accordi pattuiti a Londra. E così trascorse più di un anno a Fiume, ancora austriaca, occupandola con i suoi legionari per poi lasciarla su cortese sollecitazione delle cannonate natalizie sparate dagli italiani.

Questa lunga premessa non fa parte di un tentativo revisionistico ma ci porta alla cronaca. Quella delle recenti consultazioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. Nella circostanza, qualcuno ha voluto ridimensionare la vittoria del PdRenzi evidenziando sì la vittoria in percentuale ma anche la scarsa affluenza alle urne. Ergo, e per fortuna, stavolta non ci sono 600 mila morti e mezzo milione di mutilati ma una politica vittoria mutilata.

A questo punto, suona un po’ strano che la locuzione dannunziana sia riemersa dai polverosi scaffali della Storia. Forse è un omaggio a chi l’ha coniata? Forse è frutto di letture e citazioni profuse in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale? Se così fosse, si dimostrerebbe che gli italiani conoscono la loro Storia e anche la loro letteratura e non sono solo bravi a raccontare storie. Ma questa è un’altra storia o, probabilmente, la solita storia.

Giuliano Agnolini
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