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DI TUTTO UN PO' 335 - Che fortunato! Non gioco una fortuna Stampa E-mail

Albert Einstein e Roberto Vecchioni, pur con modalità e contenuti culturali diversi, hanno a che fare con i dadi. Il primo tirò in ballo il Padreterno (“Dio non gioca a dadi con l’Universo)”, il secondo pure - oltre al genitore - nella canzone L’Uomo che si gioca il cielo a dadi (“Scommetto che ti giochi Il cielo a dadi anche con Dio”). Non so, invece, se una parte degli italiani si stia giocando un po’ di vita. La posta in gioco è alta sia nel presente sia per le generazioni più giovani.

Nel concitato, reiterato bla bla, intercalato dal susseguirsi di periodici dati congiunturali e previsionali, spicca una realtà rivelatrice. A suo modo, il Paese si mette in gioco. Infatti, risulta che ogni secondo si acquistano 3.475 gratta e vinci, ogni minuto si giocano alle slot machine oltre 32 mila euro, mentre sono 70 milioni quelli puntati quotidianamente sul bingo. Sono 2,2 miliardi gli euro estratti dal portafoglio per le estrazioni del lotto e quattro destinati alle scommesse sportive.

Oddio, ognuno può fare quello che vuole delle proprie palanche. Il riccone, infatti, rinuncia senza problemi a qualche sommetta ma un padre/madre di famiglia (sono in forte aumento i giovanissimi) si gioca una bistecca e/o molto di più. La cosa può rattristare; io mi giocherei tutto per sapere che cosa ne pensa lo Stato. Ovvero, non voglio sapere se si sente in colpa quando incassa i soldi in questo modo. Infatti, non ha il pelo sullo stomaco quando spreme i suoi cittadini che lavorano, figuriamoci quando giocano…

A questo punto mi commuovo. Devo ricordare la cara bisnonna Giulia, nota in famiglia e dintorni sia per il basilico che combinato con un po’ di ovatta occultava nel décolleté (un vezzo che profuma d’altri tempi) sia per aver dilapidato una fortuna al lotto. In ogni caso, la sventurata mi ha lasciato qualcosa di sé in eredità: non i numeri da giocare su qualche ruota ma - in suo onore - mezzo nome di battesimo.

A questo punto, ho capito che cosa accomuna l’italiano al suo Stato. Per un verso o per l’altro, entrambi scommettono sul loro futuro. Uno facendo debiti, l’altro stampando BOT&C.

Giuliano Agnolini
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