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Cina, dove “i fatti parlano più forte delle parole” Stampa E-mail

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di Roberto Napoli

da Shanghai


Visitare la Cina significa visitare un Paese che galoppa tumultuosamente, sempre più orgoglioso della propria potenza economica e sempre più consapevole della necessità di progredire, pur tra le inevitabili tensioni che accompagnano lo sviluppo di una società in evoluzione.
Il contatto con la Cina di oggi si ha subito, scendendo dall’aereo a Shanghai e prendendo il treno a levitazione magnetica (di costruzione tedesca) che porta in città in otto minuti, alla velocità di 430 km/h con un biglietto che costa poco più di 5 euro e con un’attesa di pochi minuti.

             
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A visit to China is a trip to a Country that is galloping headlong, increasingly proud of its economic power and increasingly aware of its need to develop. You get a taste of today’s China as soon as you get off the plane in Shanghai and take the magnetic levitation train - manufactured in Germany - that takes you downtown in eight minutes, travelling at a speed of 430 km/h for slightly more than 5 euros and after a few minutes’ wait.
China’s energy landscape is characterized by a heavily energy-intensive industry and unsustainable pollution. Its relentless development fueled by a continuously expanding domestic market will demand a 30 to 60% increase in electricity generation by 2020, thus reaching 7,000-8,500 TWh.
The Chinese grid has a number of significant issues and suffers from poor integration between the various regional grids. However, given that geographical distance is for them such a huge issue, the Chinese have become leaders in ultra-high voltage AC and DC transmission. Also, they have acquired full technological maturity by now thus implementing “in house” designing and production of the equipment needed; they no longer feel inferior to the Western world that is, actually, lagging behind.
If we take a closer look to the drivers of Chinese development, the strict selection processes in place in the technological fields and a work ethic that verges on obsession come to the fore. The motto of the prestigious Tsinghua University of Beijing, the cradle of Presidents and top managers, just speaks volumes: “Actions speak louder than words”.
All over the campus, students work hard late hours. Those who pass the ongoing selection and reach the top, will definitely have more than one string to their bow. The late 19th century’s Western world concocted a “Yellow Peril”, that is the fear that the Chinese could take over the white population and rule the world, uprooting the western values, culture and lifestyle. Nowadays, we should rather replace the word “peril” with “opportunity”. A yellow opportunity to take which we should rediscover virtues such as rigour, hard-work, honesty and social cohesion; if we don’t, the yellow opportunity will remain a peril and lead us towards a disastrous slow but inevitable decline.
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Muoversi è decisamente diventato più agevole rispetto a qualche anno fa. Le strade riportano indicazioni in inglese, come le stazioni della metro, tutte rimodernate. Le scale mobili onnipresenti funzionano tutte, nonostante l’uso continuo e magari esasperato. È un altro dei misteri italiani: chissà perché da noi la maggior parte delle scale mobili è sistematicamente fuori servizio.



Di solito il tasso di idiozia è analogo sotto tutte le latitudini. La ferrea organizzazione cinese risparmia però lo spettacolo tutto italiano dei muri imbrattati da graffiti senza senso, che nelle nostre città ormai ricoprono ogni centimetro quadro di superficie raggiungibile senza che nessuno faccia qualcosa.



Partecipo a un convegno sui soliti temi dell’energia e dell’inquinamento. Il convegno ha forti toni di ufficialità. L’esordio è quasi grandioso, con luci sfavillanti, personale in divisa e fiori a iosa. L’organizzazione tecnologica è impressionante: niente proiettori, ma display giganteschi, ad alta risoluzione.
Le autorità sfilano sul palco, precedute da inchini a 90 gradi apparentemente azionati da molle corporee invisibili. Nei discorsi, stranamente concreti e asciutti, si avvertono nuove consapevolezze, soprattutto sulla CO2 e sull’inquinamento ambientale.



L’incessante sviluppo
della generazione elettrica

La situazione elettrica cinese è ben diversa da quella italiana, con una crescita che pone la Cina al primo posto nel mondo per i consumi elettrici e per gli investimenti nell’infrastruttura elettrica. I nostri consumi elettrici segnano uno sconsolante meno 3 per cento.


I consumi elettrici cinesi invece continuano a lievitare di quasi 8 punti percentuali anno dopo anno. Nel 2013, con 1,37 miliardi di cinesi i consumi hanno raggiunto 5.300 TWh (16,5 volte quelli italiani). La potenza elettrica arriva a 1.247 GW (10,5 volte quella italiana). Le perdite sono molto elevate, ma in termini specifici per ogni cinese il sistema elettrico mette a disposizione una capacità pro capite di circa 450 W/persona, contro i nostri 540 W/ persona (ma siamo solo 60 milioni).
Nel panorama energetico cinese, contrassegnato da una energivora industria pesante e da un inquinamento insostenibile, l’incessante sviluppo, alimentato da un mercato interno in espansione, porta a pianificare un sostanzioso incremento della generazione elettrica, come antidoto parziale all’uso diretto dei fossili. [...]

©nuovaenergia

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