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Buona la prima... metà dell’anno.
Sorride la EWEA (european Wind energy Association) nel commentare i dati relativi
alle installazioni offshore nel primo
semestre 2014: più che positivi anche se
al di sotto dell’esaltante 2013. D’altra parte,
se è vero che i record sono fatti per essere battuti, certo è un po’ azzardato pretendere
di farlo ad ogni nuova stagione. Dunque, tra gennaio e giugno sono state connesse alla rete 224 turbine per un totale di 781 MW (interessante rilevare la potenza media: 3,5 MW) in cinque siti distinti. Altre 282 turbine sono state ultimate ma non ancora collegate, portando in dote un ulteriore potenziale di 1.200 MW. Infine, si segnalano i lavori in
corso per altre 233 fondamenta, distribuite
in 13 differenti wind farm. Nel complesso
il settore continua a crescere con un ritmo molto elevato e può vantare un portafoglio
di 4.900 MW di capacità under construction
in 16 diverse località europee. Buone prospettive, dunque anche se non ottime. “Nonostante l’interesse degli investitori
resti elevato - commenta la EWEA - la contrazione registrata nei primi mesi del 2014 potrebbe proseguire anche l’anno prossimo
e nel 2016”. Attualmente (luglio 2014) la capacità offshore installata ha raggiunto
i 7.343 MW in 73 differenti wind farm, localizzate nelle acque di 11 Paesi comunitari.









Sono numeri talmente piccoli che fanno quasi
sorridere. Eppure, il fatto che ad essi sia dedicato
un corposo rapporto ufficiale del Dipartimento
per l’Energia degli Stati Uniti (2013 Distributed wind Market Report) dimostra come al di là dell’Oceano
siano prese sul serio anche le nicchie di mercato.
Stiamo parlando del mini (e micro) eolico destinato
alla generazione distribuita. I numeri del 2013 sono, come già detto, trascurabili almeno per la scala abituale degli States: solo 30,4 MW di nuove realizzazioni per un complesso di 2.700 unità vendute in 36 Stati, a Puerto Rico e nelle U.S. Virgin Islands. Grazie a questo apporto, il cumulativo che ad oggi risulta installato supera di poco gli 800 MW e le 72 mila unità. Briciole, dunque, che tuttavia non finiscono affatto sotto il tappeto. Il rapporto citato sottolinea, infatti, alcuni elementi di merito di questo “minimercato”. Ad esempio, la contrazione delle vendite, pur sensibile, registrata nel 2013 rispetto al 2012 è stata comunque meno severa di quella riscontrata dall’eolico di grandi dimensioni. Inoltre, anche in questo caso, l’industria interna può vantare una leadership di livello assoluto. Il mercato domestico nel 2013 è stato coperto per il 93 per cento (in termini di unità vendute) e per l’88 per cento (in termini di capacità installata) proprio da industrie a stelle e strisce. Grandi soddisfazioni giungono anche dal fronte export. “Per compensare la debolezza della domanda interna - precisa il rapporto - i produttori locali hanno spostato la loro attenzione sui mercati stranieri: le esportazioni da parte di imprese US-based segnano infatti una crescita del 70 per cento tra il 2012 e il 2013. Tra i clienti top, l’Italia, la Gran Bretagna, la Germania, la Grecia, la Cina, il Giappone, la Corea e la Nigeria”. Anche in questo caso l’ordine di grandezza si misura in termini di qualche MW... ma anche questo, nel suo piccolo, fa green economy.

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