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DI TUTTO UN PO' 329 - Anche questa è la crisi, bellezza?!? Stampa E-mail

La pubblicità può dare una mano alla ripresa dell’economia e, conseguentemente, a chi lavora. Non si tratta di costosi spot televisivi ma di volantini e depliant che fanno bella mostra di sé sui parabrezza delle auto, negli appositi spazi delle portinerie o che sono distribuiti - offrendoli manualmente - ai passanti. Il fenomeno merita un approfondimento circostanziato e senza la pretesa di giungere a valutazioni alte lasciate volentieri a menti economico-sociologiche.

In primis, e di striscio, lascia sorpresi il fatto che siano assai numerosi gli annunci di corsi dedicati a recitazione, canto, ballo, pratiche rilassanti, hobbistica varia, enogastronomia e così via. Il che va in controtendenza rispetto alla sensazione che la gente se la passi male, di questi tempi. A meno che, con i denari residui, non si tenti di arginare tristezze e problemi. Nemmeno Carletto Marx disdegnava i piaceri della vita e la dimensione estetica, a suo parere, avrebbe completato l’emancipazione del proletariato. Passato qualche secolo, ma sembra ieri, le cose sono andate in altro modo. Le classi si sono moltiplicate (a parte quelle scolastiche) e qualunque sia il loro tenore di vita quel piccolo estetismo marxiano persiste e non c’era bisogno di un filosofo per capirlo e saperlo. Infatti, la cura dell’aspetto personale è un must del genere umano da sempre. Per questo, i cavernicoli sono apprezzati, adesso, solo nei cartoni animati e da qualche epigono di Rosseau.

Non stupisce, quindi, che i centri di bellezza non facciano una brutta figura (imprenditoriale) in tempi di crisi. Anzi, sembrerebbero pieni di vitalità prendendo in esame alcune offerte stampate e diffuse come sopra. Innanzitutto, si resta sbalorditi dalla dettagliatissima elencazione dei prezzi. Ad esempio, si scopre che esiste il manicure per i più piccoli (quanti anni? Due, tre, otto mesi?). Che l’epilazione di mezza gamba non è conveniente come quella dell’intera (ma forse non fa un belvedere il contrasto tra la parte trattata e quella lasciata incolta). Lo stesso vale per l’accoppiata inguinale dove la differenza di prezzo è di soli cinque euro (suvvia, visto che ci siamo, fatto trenta facciamo trentuno).

Mi stupisce che la medesima differenza di prezzo si riscontri nelle voci trucco da giorno e trucco da sera. In fondo(tinta) - non essendo un frequentatore di questi locali assai frequentati - meglio sorvolare. Professo, quindi, la mia ignoranza anche in materia di ciglia e sopracciglia (infoltimento e ricostruzione) segnate - sempre nel nostro depliant - da un ermetico “da valutare” ma credo che dipenda dai tempi necessari per porre rimedio alla situazione.

Nel vago anche il trucco da sposa e il body painting. Per quest’ultimo, ossia la dipintura di alcune parti del corpo, l’imprecisione del prezzo è comprensibilmente motivata dalla qualità e dall’estensione della creazione che a partire, presumo, da tratti semplici come quelli delle popolazioni amazzoniche o dei maori, può toccare soluzioni tiepolesche. In calce alla reclame, un laconico Noi parliamo russo, il che fa pensare che dove lo parla tutto un popolo ci sia molto gas e petrolio, con i quali pagare - tra uno shopping e l’altro in Italia - quanto sopra. E poi dicono che gli italiani devono imparare dagli altri.

Ma non mi sono ancora ripreso dalla lettura di un listino prezzi depositato in portineria. Perché? Le voci erano dieci per complessivi settanta circa trattamenti. L’intenzione iniziale mirava a confrontare i suoi prezzi con quelli del salone sopracitato, ma l’impresa si è rivelata ardua e prontamente abbandonata. Non ho resistito, tuttavia, ad avventurarmi nel “ceretta menu”, dove gamba, inguine, ascelle, baffetti e braccia sono elencate in tutte le loro combinazioni, comprese le mezze misure. Sono rimasto di cera anche nel costatare che era stata riportata a mano la correzione al ribasso di un prezzo. Considerando il numero dei depliant distribuiti, sarà stata una bella fatica e scarterei l’ipotesi che la chiosa sia opera dello stampatore. Farò una capatina in loco per capire, senza entrare nel locale, quale sia la nazionalità dei gestori. Se sono italiani pago volentieri e sull’unghia la scommessa.

Giuliano Agnolini
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