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IL GIORNALIERO - Più verdi o più al verde? Stampa E-mail

19 settembre 2014 - Il termine verde è forse uno dei più utilizzati nella lingua italiana tra modi di dire, locuzioni e simbolismi vari, non solo politici. E spesso basta una sfumatura per stravolgere il significato di una intera espressione. Mentre tutti, almeno a parole, ambiscono ad essere più verdi, quello di essere al verde non può certo essere un auspico condiviso.
Ebbene, l’agricoltura italiana, suo malgrado, è costretta a riconoscersi in entrambe le sfumature di verde. A parole, infatti, è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy (vedasi il tema portante scelto per l’Expo2015), un settore da difendere a tutti i costi per le sue valenze ambientali e sociali, da proteggere con ogni mezzo dagli affronti della certificazione. Un comparto con un potente richiamo sui giovani e che - lo si è detto più volte - può favorire e consolidare la ripresa. Verde per tutti, insomma. Il problema è che proprio l’agricoltura sembra trovarsi al verde come mai in precedenza! Lo dicono molti indicatori; non ultimo, l’andamento delle quotazioni dei terreni che sono in continua e costante discesa. Anche il mercato fondiario nazionale, dunque, soffre, se pure senza arrivare agli eccessi del mattone. Di soldi nei campi ne girano sempre meno.
“Nel 2013 - ha sintetizzato in un recente articolo di approfondimento il quotidiano Avvenire - il prezzo dei terreni agricoli in Italia mediamente è arretrato dello 0,4 per cento rispetto all’anno precedente, in pochi vogliono comprare. Il numero di compravendite di terreni agricoli in circa dieci anni si è quasi dimezzato”. Anche per l’economia agricola, dunque, il semaforo resta per ora fermo sul rosso. In attesa del verde!

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