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DI TUTTO UN PO' 325 - E così il sudore può diventare una fonte primaria Stampa E-mail

Non mi è caduta sulla testa una mela (come a Newton) ma il frutto di un ippocastano. Pertanto, il destino della Fisica non cambia. La bombetta mi ha centrato in pieno (così fanno talvolta anche i piccioni con altre precipitazioni) in un giardino pubblico di Milano, mentre passeggiavo.

Poco dopo, non ho potuto schivare una notizia. Leggendola, pensavo che lo spiovente corpo contundente avesse lasciato qualche segno nelle mie capacità cognitive. Trattandosi di “castagna matta” (così si appella il frutto dell’ippocastano), l’associazione di idee con la notizia si impone. Infatti, ho appreso che si potrebbe ricaricare il telefonino in palestra. Non utilizzando - tra uno stretching e un crunch - la presa elettrica, bensì il sudore dei dinamici frequentatori.

Ho incominciato a sudare freddo leggendo come funziona la faccenda. Verrebbero tatuati (temporaneamente) sul corpo dei sensori in grado di monitorare i parametri vitali per produrre energia dall'acido lattico. Il sensore contiene un enzima che è in grado di strappare elettroni dall'acido lattico prodotto dal corpo durante lo sforzo generando così una debole corrente. Testandolo su un gruppo di atleti i ricercatori dell'Università della California a San Diego sono riusciti a fare un passo in più - si legge - ossia usare queste cariche elettriche per alimentare piccole batterie.

Scorrendo le righe, non avendoci capito molto, mi asciugavo la fronte, e apprendevo che il dispositivo al momento ce la fa ad alimentare luci Led.

Si prefigura uno scenario, per me, inquietante. Se la scoperta trovasse applicazione su larga scala e nel contempo non diminuisse il prezzo della bolletta elettrica, molti ne approfitterebbero - non solo in palestra - imbacuccandosi alla bisogna quando le batterie del mobile sono scariche. Pertanto, con una temperatura mite sarebbe necessario portarsi appresso un nécessaire comprensivo di sciarpe o giubbotti per catalizzare la traspirazione.

Non oso immaginare che cosa accadrebbe se una famigliola con le batterie scariche avesse necessità subitanea di collegamento. Forse, pargoli e genitori si scatenano in un produttivo moto coreutico? Più generazione distribuita di così!!! E poi, per aumentare la velocità della ricarica, uno si tatua tutto il corpo, ascelle e pudenda comprese? Inoltre, mi resta un filo di dubbio sulla modalità della ricarica. Ovvero, c’è un cavo o l’alimentazione avviene per contatto cutaneo?

Sono molto preoccupato. Di questo passo, si potrebbero risolvere molti problemi ambientali se il sudore diventasse una fonte primaria. Basterebbe nutrire le persone, si risolverebbe keynesianamente un po’ il problema dell’occupazione. Torna alla memoria un esempio d’antan, quando le galere romane vogavano invitte portando gloria ai discendenti di Romolo e Remo.

Infine, me la vedo un’acciaieria alimentata a sudore. Visto che ci sono i forni, il ciclo continuo resta garantito. Potrebbe esserci qualche problema con l’acqua (della doccia) ma il saldo con il sudore dovrebbe risultare attivo se non pari. Pressappoco, sempre liquidi sono. Mal che vada, se l’acqua non bastasse ne guadagnerebbe l’industria profumiera. E che nessuno protesti! Stavolta, con il sudore, le emissioni sono positivamente antropiche.

Giuliano Agnolini
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