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DI TUTTO UN PO' 321 - Se le casse sono vuote la cassiera passa una domenica bestiale Stampa E-mail

Una domenica d’estate, mattina, spesa al supermarket, appena aperto. Poca gente in giro. Atmosfera rilassata. Anche la cellula della porta scorrevole non ha ancora sorbito un tonico caffè e non mi vuole fare entrare. Mi sveglia, provvidenzialmente, alla prova tornelli, l’allarme antitaccheggio anche se non ho ancora ben chiara la lista della spesa. Si nota, come già capita da tempo, che gli scaffali con le offerte ultraribassate sono vuoti. Ci si può fare un’idea - senza essere un designer, un presuntuoso e un cacciaballe - di che cosa sia una successione di pieni e vuoti: la sede di uno stracchino a prezzo pieno è densa come la crema di mascarpone, quella scontata - a fianco - vuota come le tasche di tanti che ne hanno le tasche piene.

Riempita la sporta, mi avvio alla cassa. Ritrovo, come la scorsa settimana, la stessa gentile commessa con la quale mi ero intrattenuto per qualche minuto (non c’era coda). La signorina mi aveva accennato al fatto che era imminente una prova d’esame che le dava un po’ d’ansia. Mi sembrava doveroso chiedere com’era andata. “Bene - la risposta - un ventinove”. E, da parte della fresca esaminata “Un grazie per l’interessamento!” (rivoltomi da una personcina poco più che matricola e pertanto ipoteticamente mia nipote) era gradito a testimonianza che nelle new generation le buone maniere non sono del tutto defunte (e non sono sempre pimpanti negli adulti).

La faccenda mi incuriosisce e vorrei saperne di più. Allora chiedo il nome dell’esame e la faccenda si complica. La cosa mi giunge nuova, alle richieste di chiarimento le risposte mi fanno capire che o sono un po’ rimbambito o che l’Università è cambiata rispetto ai miei tempi, quando i presidenti del Consiglio erano davvero democristiani.

A spesa finita, mi accomiato ma sulla via del ritorno (a casa) mi assale uno stato d’animo simile a quello che provi quando pensi di aver dimenticato qualcosa da acquistare. Non resta che mettere assieme i cocci, ovvero le informazioni ricevute e interpretarle.

La simpatica ragazza si trova lì, la domenica e solo la domenica, per raggranellare qualche soldino. Ciò le fa molto onore ma mi fa tristezza. Come lei, altri signori e signore di varia età si avvicendano alle casse domenicali e certo non per diletto. La questione non è sindacale e si può porre in termini più generali (questa formula va sempre bene!). Ovvero, siamo in crisi e tutto fa brodo, anche se la ciccia è scarsa.

Un particolare: la studentessa frequenta una facoltà a sfondo economico. Mi sembra paradossale - me lo spiega qualcuno di un’Università qualsiasi? - che le casse siano vuote e che lei stia alla cassa, la domenica, e non in famiglia. O con il fidanzato.


Giuliano Agnolini
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