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Goldoni: “Bioenergie nel segno della tecnologia italiana” Stampa E-mail
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di Danilo Corazza



Sono passati solo un paio d’anni... ma sembrano trascorsi più di due lustri! Per le rinnovabili tricolori l’autunno 2012 - nonostante la crisi generale dell’economia - poteva ancora essere considerata una stagione d’oro, anzi di platino! Al contrario, oggi sembra che le green energy stiano vivendo uno dei momenti più bui e incerti.


A lanciare i più accorati S.O.S. sono gli operatori del fotovoltaico. Ma anche per le bioenergie la situazione non pare delle più esaltanti. Nuova Energia ha approfondito la questione con un interlocutore per certi versi insolito: Massimo Goldoni.
Si tratta del presidente di FederUnacoma, la federazione che in seno a Confindustria rappresenta i costruttori di macchine per l’agricoltura, la cura del verde, il movimento terra e la relativa componentistica. E proprio FederUnacoma organizza a novembre la storica rassegna EIMA International, che dedica uno specifico spazio - il Salone EIMA Energy - alle rinnovabili, e in particolare alle biomasse
.



Commentando la precedente edizione aveva rilevato la “crescente attenzione del settore” per le bioenergie e per le tecnologie ad esse associate. Come valuta la situazione attuale? È ancora ottimista?
**Non c’è dubbio: la crisi economica, che continua a gravare sul nostro Paese e che ha portato il mercato nazionale della meccanizzazione agricola ai suoi minimi storici, condiziona gli investimenti e lo sviluppo delle bioenergie. Tuttavia, ritengo che le filiere della bioenergia siano realisticamente percorribili e necessarie, e la meccanizzazione agricola e forestale ha un ruolo decisivo nel rendere disponibili ed economicamente convenienti notevoli quantitativi di risorse vegetali a destinazione energetica. Del resto, dobbiamo fronteggiare la questione ambientale, e l’attivazione di filiere locali per la valorizzazione energetica delle biomasse rappresenta una risposta molto valida. Insomma, continuiamo a vedere le bioenergie come un settore strategico.


Dal vostro punto di vista, come se la stanno passando le bioenergie in Italia? È finalmente in atto l’auspicato passaggio da una fase artigianale ad una industriale?
Se pensiamo alla bioenergia in chiave “sostenibile”, quindi in termini di filiere corte che si integrano con il territorio, le due fasi devono necessariamente integrarsi. L’industria si deve infatti attrezzare per fornire tecnologie efficienti e sicure, che possano soddisfare le necessità espresse negli ultimi anni da piccole e medie aziende agricole, o da consorzi che operano su scala ridotta. L’obiettivo è spingere ricerca e innovazione industriale su tecnologie “scalabili verso il basso”, mantenendo alto il livello qualitativo.[...]

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