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Gli altri corrono e noi camminiamo Stampa E-mail
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a cura di geipeg











Ti confesso che provo un po’ di emozione nel rivederti. L’ultima volta stavo per derubricare questa rubrica quando con un colpetto di teatro mi recapitasti qualche lettera. Eccoti di ritorno. Ti vorrei dire “bentornato!” ma - lo sai bene - quando ci parliamo mi fanno un po’ paura le tue esternazioni. Oltretutto, durante la tua vacanza, sono capitati tanti fatti. La tua molla potrebbe essere molto carica. Oltretutto, in questi giorni fa un caldo boia. Il che potrebbe catalizzare i tuoi sfoghi quando, invece, credimi, sarei disposto ad incontrarti in un freezer.


Bene, allora, che ne dici delle ultime elezioni? Te l’aspettavi un esito così?
No! Non pensavo all’eventualità del sorpasso e nemmeno al testa a testa. E non c’è bisogno che ti faccia i nomi. D’accordo, quindi, sul plebiscito ma lasciami dire che sul carro del vincitore è salita (già) molta gente come è costume in Italia.

Lo dici tu e non solo tu.
Ormai ci ho fatto l’abitudine. Noto che come in tempi recenti gli italiani siano afflitti dalla sindrome dell’ultima spiaggia e così si consegnano con molta fede al salvatore di turno, anche senza averlo eletto. Vedi Monti e Letta. Avanti un altro… Mi sembra l’ennesimo voto dei disperati.

E per mitigare la disperazione che serve?
Bisogna squarciare il velo del tempio.

Lascia perdere le Sacre Scritture.
Voglio dire che bisogna eliminare tutte queste forme di separatezza tra cittadini e Stato. Tanto per far un nome, questo è il Paese della burocrazia asfissiante e vessatoria.

Lascia stare per un attimo la burocrazia e dimmi che ne pensi delle ultime cifre lanciate da Squinzi.
I dati sulla nostra economia sono drammatici. Ma quando il presidente di Confindustria annuncia che ci occorreranno 11 anni per ritornare ai livelli pre-crisi mi viene di tutto. Ammesso che ci sia una ripresina, gli altri corrono e noi camminiamo.

E fuori dalle metafore podistiche…?
C’è un ritardo pazzesco e colpevole nel capire che “il lavoro è figlio dell’impresa” e non ci sono altre strade per aumentare benessere e occupazione.[...]

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