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Petrolio: solo energia o anche industria? Stampa E-mail
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Drilling



Negli ultimi mesi si è molto parlato di crisi della raffinazione. Il 22 maggio un documento approvato dal Refinery Forum a Bruxelles propone la costituzione di un organismo permanente per monitorare le problematiche del settore e suggerire le azioni da adottare a livello europeo. Il fatto che si inizi a parlare di crisi strutturale e della necessità di una politica europea di settore, è già un passo avanti decisivo rispetto al passato anche prossimo, in cui si è vissuto alla giornata sperando solo che, per una misteriosa magia, l’orologio della storia riportasse le lancette indietro di due decenni. Dall’inizio dell’anno 2000 in troppi non hanno capito la natura della crisi e hanno ipotizzato che, presto, il mercato avrebbe azzerato le “anomalie” (prezzo alto del Brent, margini di raffinazione bassi).


La crisi della raffinazione ha una dimensione essenzialmente europea, e anche mondiale per certi versi, ma ha sicuramente un impatto fortissimo a livello italiano, dove questo settore industriale ha acquisito una sorta di primato nel sistema energetico del Bacino Atlantico. Non scordiamo come, negli anni ‘60, tutte le grandi compagnie petrolifere mondiali avevano delle raffinerie in Italia, allo scopo di ottimizzare i costi di trasporto per rifornire il mercato americano di benzina. Il petrolio greggio, proveniente dal Golfo Persico attraverso il Canale di Suez, veniva raffinato in Italia. La benzina (20 per cento del totale) proseguiva il viaggio verso l’America, mentre olio combustibile e gasolio restavano in Italia per produrre elettricità e rifornire i camion per il trasporto su strada.


Questo modello, nonostante le distorsioni che ha causato nella definizione del nostro sistema nazionale dei trasporti e delle difficoltà incontrate nel processo di riconversione del sistema di produzione elettrico, ha tuttavia fornito una base essenziale per il boom economico dell’Italia nel Dopoguerra.
Oggi, presi spesso da una retorica futuristica sulle fonti rinnovabili, si tende a volte a dimenticare che - ancora per qualche decennio - la struttura portante dei nostri consumi energetici, specialmente quelli relativi ai trasporti, è fortemente legata agli idrocarburi e all’esistenza di una struttura industriale della raffinazione del petrolio. La sua crisi e la sua inevitabile scomparsa (a meno che si intervenga pesantemente) metterebbe in crisi il nostro sistema di approvvigionamento e la possibilità di accedere a combustibili “puliti” e di alta qualità.


Sicuramente questo è il cuore del problema, quando si parla di crisi della raffinazione. Ci sono però altri aspetti, che potrebbero apparire minori, poco conosciuti al grande pubblico ma anche agli esperti del settore energetico, e di cui non si parla quasi mai. La creazione di un sistema di raffinazione, distribuito capillarmente su tutto il territorio nazionale, ha fatto nascere e sviluppare nei decenni passati una serie di attività industriali che hanno raggiunto livelli di eccellenza su scala internazionale.[...]

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