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DI TUTTO UN PO' 319 - Resistono ancora i parrucchieri, non le discoteche Stampa E-mail

Bella figura!!! Lo stile italiano non è fatto solo di cronache giudiziarie o nere ma anche di quella qualità della vita che tocca la cura della propria persona. Tra le pieghe delle statistiche si scopre che lo scorso anno la cura dei capelli ha totalizzato 7,3 miliardi di fatturato, all’incirca mezzo punto di Pil.

Sul territorio nazionale ci sono novantaduemila saloni (uno ogni 661 abitanti, al top in Europa). Inoltre, si apprende che permanente, colpi di sole e ciuffi vari danno lavoro a circa centonovantamila parrucchieri e collaboratori, con una rappresentanza del 2,2 per cento delle Pmi tricolori. Insomma, nonostante che ci sia, da tempo, motivo per avere un diavolo per capello non si rinuncia a quel tocco di edonismo narcisistico che contribuisce al decoro personale e perché no? relazionale (su quello nazionale bisognerebbe che molti mettessero la testa a posto).

Il Paese, quindi, sotto questo aspetto risulta acconciato bene mentre ce n’è un altro conciato male, almeno all’apparenza. Infatti, i numeri dicono che le discoteche italiane si sono dimezzate rispetto al 1995. Oggi sono 2.500. A Milano, una su tre (strano, c’era ancora qualcosa da bere). Pure la Riviera Adriatica non se la balla bene. Nel 2000 erano settanta i locali, oggi meno di cinquanta. In entrambi i casi (parrucchieri e discoteche) ci troviamo di fronte a dei tagli. Un esercizio che ha caratterizzato gli ultimi tempi in vari ambiti della vita italiana.

Non vi è dubbio che donne e uomini continueranno a curare le proprie chiome mentre è certo che le vie della discotrasgressività siano in parte tramontata prendendo forse altre strade o locali e convertendosi a forme più sobrie, prezzi compresi. Si dice che adesso si preferisce abbassare il volume e cenare. In passato, si pagava l’ingresso e non (spesso) la consumazione. I gestori devono starci dentro e a loro volta devono tagliare. Ad esempio, sui dj ingaggiati come vere star.

La guerra forse sta finendo e i costumi si sono adeguati. Questo si legge e voglio crederci, avendo messo piede l’ultima volta in una discoteca nel 1975. Testimonio, invece, che da un mese ho pagato la mia tonsura un euro in più, dopo tre anni di tariffa stabile. Meglio delle bollette energetiche. Alla cassa, pertanto, non ho protestato.


Giuliano Agnolini
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