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DI TUTTO UN PO' 317 - Spesso capita di trovarsi in cattive acque Stampa E-mail

Stavolta si parla di acqua, ma senza accennare al Mose lagunare. Lì c’è dell’altro che fa acqua da tutte le parti. Invece, restiamo a pelo di una notizia che con una certa enfasi è stata riportata dalla stampa lombarda. Nel laghetto di un parco milanese ha abboccato all’amo di due pescatori un pesce siluro di 2,5 metri pesante abbondantemente oltre il quintale.

La super cattura non mi sorprende. Infatti, viste le mie origini parapadane, sono da tempo a conoscenza di questo pescetto che senza conoscere l’adagio “pesce grosso mangia pesce piccolo” si ingoia di tutto compresi lucci e anguille, quasi azzerandone la presenza negli habitat naturali e nei piatti dei buongustai, salvo accontentarsi delle specie allevate in Italia o all’estero (tutt’altro gusto).

Ma torniamo al “siluro” che dicono sia arrivato dalle nostre parti assieme ad altri pinnati durante qualche campagna di ripopolamento ittico. Adesso, visto che può vivere ottant’anni e raggiungere la stazza di trecento chili tanti osservatori non sanno che pesci pigliare. D’altronde, si apprende che l’Europa ha una moneta unica e ben diecimila specie aliene nel Continente. Niente di pericoloso proveniente da siti galattici, bensì animali e piante non indigene. In merito, alla comunitaria Agenzia per l’Ambiente risulta che il 15 per cento delle alloctone abbia un impatto negativo stimato in 12 miliardi l’anno. Cifre che fanno impallidire il Mose.

Ma, a parte la preoccupante situazione dei servizi idrici italiani (dalla rete alla depurazione), fa un certo scalpore apprendere che nelle fogne nazionali finiscono waterizzati ingenti quantitativi residui di stupefacenti. Qualcuno studia scientificamente i reflui per monitorare il consumo di droga.

In generale, ora servirebbe che il vero Mose, quello con l’accento, salvato dalle acque, ce le salvasse.


Giuliano Agnolini
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