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PAUSA-ENERGIA
 
DI TUTTO UN PO' 312 - Le energie sono molte ma non ce n’è una che piaccia agli italiani Stampa E-mail

Non so proprio come andrà finire ma - visti i precedenti - un pronostico si può azzardare.
Un passo indietro. Gli italiani si trovano da tempo in una situazione particolare e difficile. Aggiungo che tante situazioni sono di per sé difficili e talvolta l’impegno dei connazionali per complicarle ulteriormente è, da sempre, uno sport nazionale. Un esempio, a caso… Non abbiamo molta energia, ne importiamo molta, la paghiamo molto. Stop.

Poiché in Italia i sostenitori delle svariate fonti rievocano spesso negli stili comportamentali gli schieramenti sportivi e partitici (di entrambi non difetta l’abbondanza), lo scontro assume contorni forti e spesso paradossali. In tal senso, mi appresto a descrivere una realtà penosamente paradossale. Una situazione che vede molti pareri confliggere tra di loro, con il risultato che sul campo di battaglia tutti, più o meno, ci lasciano le penne. La casistica fornisce ricche indicazioni. Non si vuole il nucleare e si acquistano chilowatt atomici prodotti da centrali assi vicine ai patri confini. Aziende italiane “fanno” nucleare all’estero e nessuno dei contestatori indigeni del nucleare contesta il fatto. Della serie, va bene che le cartucce siano prodotte in Italia ma che gli uccelli siano impallinati all’estero.

Non suscita nemmeno grande scandalo che tutto l’enorme quantitativo di gas che consumiamo provenga da Paesi e regimi non propriamente democratici, dove le nostre riforme istituzionali suonerebbero strane come un concerto dei Rolling Stones nella Cappella Sistina. Si registra anche che qualcuno preferisca il solare all’eolico, l’eolico alle biomasse, le biomasse al solare e all’eolico. Anche nella famiglia delle rinnovabili, quindi, volano i piatti. I cocci delle centrali a gas si raccolgono numerosi. Il carbone è quasi impronunciabile, i biocombustibili suscitano apprensioni. In sintesi, l’un contro l’altro armati, senza lasciar fuori dalla mischia termovalorizzatori e infrastrutture varie (vedi rigassificatori). Adesso, sembra che Paesi (Croazia) e Isole (Malta) siano molto intenzionati a perforare le proprie acqua territoriali a un tiro di schioppo dalle nostre coste per estrarre gas e petrolio. Va da sé, ovviamente, che il Bel Paese respinge l’eventualità che ciò accada nelle proprie.

Stando così la situazione, è lecito chiedersi se non sia inutile riformare il titolo V° della Costituzione. Tanto di questo passo, meglio lasciare le cose come stanno. Senatus, pressappoco, docet. Lì, per riformarlo, sì che ci si mette tanta energia. Intanto, continua la guerra dell’energia. A parole la vinciamo, in soldoni la paghiamo cara.


Giuliano Agnolini
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