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DI TUTTO UN PO' 311 - Ha visto molte cose ma non si sa che cosa facesse lì Stampa E-mail

Per mesi e mesi è rimasto lì. Non si sa quanti, lì in un angolo, a fil di terra, a fianco di un portone, a pezzi, composto. Raccolto da chissà chi, immobile, dignitoso nella sua ordinata trascuratezza.

Nella via, davanti a lui, sono sfilate migliaia di donne con le loro scie mattutine profumate miste all’aria acre e trafficata. La sua oggettiva presenza orlata dalla salsedine del muro scrostato ha ripreso vita con la tinteggiatura delle pareti ospitanti mentre una siepe di lavanda, lì vicino, stentava a profumare prima del risveglio primaverile. I piccoli rami, ancora senza fiori, erano disponibili anche d’inverno, tolti i guanti, strizzandoli velocemente, senza interrompere il passo, a deliziare pollice e indice e con loro essenza l’inizio di giornata.

Ha visto passare migliaia di scarpe e ruote. Una prospettiva insolita ma ricca di particolari, non solo per i colori e le fogge ma soprattutto per lo stato d’animo dei passanti. Chi di corsa, chi meditabondo, chi lento per l’età, altri arrabbiati e vocianti.

I carrelli portaspesa gli hanno fatto compagnia mentre in strada o sul marciapiede ruotava dell’altro ora lento ora stridente. Se n’è rimasto lì, in attesa, prendendo confidenza con il luogo, sentendosene, involontariamente, parte. Forse quest’affetto era ricambiato.

Adesso lui non c’ è più e il suo spazio rimane vuoto. Se n’è andato dopo mesi e mesi, non si sa quanti, portato via non si sa da chi e nemmeno dove. La sua presenza silenziosa era rassicurante in ogni momento del giorno. Era un parabrezza rotto. Mi mancherai.


Giuliano Agnolini
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