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FINESETTIMANA - Zigrino, Happy News, Tronchi, Ospitalità, Nicotina Stampa E-mail
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19 aprile 2014


ZIGRINO Durante una trasmissione televisiva, dallo schermo è uscita la parola “politicista”. Premesso che la parola esiste, classificata come neologismo, anche se il computer me la zigrina evidenziandola come errore, si avverte la sensazione che dalla politica ci si può aspettare di tutto, anche un sacco di parole e di parolacce.


HAPPY NEWS Ecco il testo estratto dal sito di Confcommercio che sintetizza i risultati di una ricerca elaborata dall’Associazione con Censis: Anche se l'incertezza continua ad essere il sentimento più diffuso, per la prima volta dal 2011 migliora il clima di fiducia delle famiglie, con la percentuale di ottimisti che supera quella di quanti guardano con sfiducia al futuro immediato (37,3% contro 24,6%). È uno dei principali risultati che emergono dall'Outlook Italia Confcommercio-Censis relativo al primo semestre 2014, presentato dal direttore del Censis, Giuseppe Roma, e dal responsabile dell'Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la sede nazionale della Confederazione. Dallo studio emerge anche che negli ultimi dodici mesi si è acuita nelle famiglie la difficoltà di mettere qualche euro da parte, così come il timore di non poter mantenere il proprio tenore di vita. Più del 50% delle famiglie ha visto peggiorare le proprie capacità di spesa rinviando quelle rimandabili (ristrutturazione dell'abitazione, acquisto di elettrodomestici e di automobili) e tagliando, di conseguenza, i consumi: il 62,3% ha ridotto pranzi e cene fuori casa, il 58% cinema e svaghi, il 51% l'acquisto di generi alimentari. Tra i fattori che frenano l'economia del Paese, sul primo gradino del "podio" c'è la mancanza di lavoro (40,8%), seguita dall'inadeguatezza della classe politica (37,2%) e dalle tasse troppo alte (23,3%). Per gran parte degli italiani, comunque, il governo Renzi può far uscire il Paese dalla crisi, attraverso soprattutto interventi per creare nuova occupazione e per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese.
Non può che far piacere costatare l’incremento dell’ottimismo nelle famiglie italiane. C’è qualcosa di eroico in questo stato d’animo, a fronte soprattutto della mole di sacrifici sopportata negli ultimi anni. Fatte le debite proporzioni, l’aspettativa di un cambiamento in meglio assomiglia a quella vissuta da chi viveva in guerra e sperava che questa finisse. Se ciò fosse vero, si spiegherebbe il motivo per cui un premier potrebbe meritatamente fregiarsi del titolo di “liberatore”.


TRONCHI Il pretesto ha un sapore vagamente autopromozionale. Giorni fa, su questo sito, la rubrica “il giornaliero” (vale la pena di darci ogni tanto un’occhiata, grazie!) dava notizia di un fatto abbastanza sconcertante, così riassumibile. L’Italia conta dieci milioni di ettari di boschi ma importa legna. Anzi è il primo importatore mondiale di legna e pellet con quasi tre milioni di tonnellate e un aumento record del 15% nel 2013. Peraltro, stufe e camini toccano - qui da noi - i sei milioni di unità. Mettendo insieme il tutto, abbondanza di materia prima e riflessi negativi sulla bilancia commerciale, qualche legnata (indolore) con un rametto made in Italy non ci starebbe male.


OSPITALITÀ Le cronache forniscono fama anche a località poco conosciute. Se queste, poi, hanno a che fare con una celebrità, la fama è garantita. È certamente il caso di un signore che, per noti motivi, frequenterà una casa di cura/riposo per anziani. Vien da pensare che i giovanissimi trarrebbero indubbi vantaggi formativi se ogni tanto frequentassero - con gli insegnanti - un luogo dove gli ospiti fanno fatica a sentirsi giovani e si sentono spesso dimenticati dai meno vecchi, destinati, forse, con il tempo, a diventare diversamente giovani (in una casa di cura/riposo).


NICOTINA Adieu (ma non troppo), Gauloises e Gitanes. Le mitiche sigarette hanno segnato un’epoca penzolando dalle labbra (soprattutto verso la parte sinistra) di molti operai, intellettuali ed artisti. L’aroma così robusto ha lasciato il segno non solo sulla pelle e sugli abiti ma anche nell’atmosfera. Ora le bionde abbandonano la Francia dove sono nate nel 1910 e verranno prodotte in Polonia. Con la chiusura degli stabilimenti transalpini, se vanno in fumo quasi quattrocento posti di lavoro. Si sospetta che il mercato esteuropeo possa dare buoni risultati essendovi in loco abbondanza di operai, intellettuali ed artisti.



Giuliano Agnolini_____

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