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DI TUTTO UN PO' 310 - Solo rutti e puzzette (dei bovini) minacciano la Terra? Stampa E-mail

L’esclamazione non è tra le più eleganti. Se riferita ad un quadrupede, la questione si fa davvero complicata. Il porca vacca riporta ad una serie di problemi legati alla sopravvivenza dell’ambiente e conseguentemente del genere umano. Infatti, ultimamente, la zootecnia non gode di buona letteratura (tra gli ultimi che ne parlarono bene, i bucolici Virgilio e Carducci). Per nutrire gli armenti e dissetarli ci sarebbe uno spreco di acqua, quando quest’ultima sta diventando un bene raro e perciò prezioso (ma anche negli acquedotti si sprecano le perdite).

Quindi, non deve sorprendere che ovini, equini e bovini (aggiungerei pollame vario e animaleria da cortile nonché grufolante) possano essere ritenuti - assieme a chi li mangia - alla stregua di nemici dell’ambiente.

Oltre all’acqua, c’è un altro problema. Nutrendosi, i quadrupedi - come i bipedi evoluti - emettono gas. Per fortuna, altrimenti i guai sarebbero seri, altro che i mal di pancia all’interno dei nostri partiti. In merito, la faccenda gastrointestinale ha suscitato l’interessamento della Casa Bianca così sensibile alle sorti del Pianeta. Come si sa, una mucca quotidianamente emette dai 250 ai 300 litri di metano e ci risparmiamo il conto calcolando che solo negli Stati Uniti sono in circolazione 88 milioni di bovini.

A Washington, poi, hanno ben presente - come risulta da rilevazioni atmosferiche - che i bovini a stelle e strisce rilasciano più gas serra rispetto alle discariche di rifiuti e agli impianti di gas naturale. Ecco, quindi, che la scienza si è messa all’opera con un progetto denominato “mucca del futuro”. Che pressappoco si propone questo, partendo dalla premessa formulata dal suo coordinatore: “Il 97% per cento delle emissioni di metano, da parte delle mucche, avviene sull’estremità anteriore attraverso i rutti della ruminazione e digestione, non dall’estremità posteriore”. Preso atto di tale dato di fatto (lo sapevo anch’io che un tempo sapevo mungere) il brain trust punta decisamente alla somministrazione di una pillola antigas che riduca le già citate turbolenze, pratica terapeutica - abbondantemente reclamizzata sui media anche ad ore pasti - che restituisce sollievo a cristiani e non.

Non mancano soluzioni estreme (inteso come zone nei paraggi della coda o del muso) che prevedono una sorta di carbon storage capture con successivo sfruttamento a fini energetici. Infatti, verrebbe applicato uno zainetto contenitore di metano che potrebbe alimentare il frigo di casa. Allora, per il momento non s’è capito dove e come penzolerebbe il contenitore, come verrebbe trasferito il contenuto (ma si potrebbe sfruttare la tecnologia GNL o giù di lì) agli elettrodomestici e, soprattutto, che ne pensano del disturbo i bovini.

Certo che un Grande Paese conquistatore della Luna può lottare per conseguire qualsiasi obiettivo, compreso quello della “mucca a impatto zero” che, si dice, inquina negli Usa più del fracking e che quindi bilancerebbe gli effetti dell’estrazione dello shale. Malignità, forse. Se qualcuno sente puzza di bruciato, si consoli. Per salvare il Pianeta ben venga la lotta al meteorismo (a quando quella contro quello umano?). L’importante è non finisca tutto in vacca.


Giuliano Agnolini
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