COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
DI TUTTO UN PO' 304 - Scampato pericolo nonostante i venti di guerra Stampa E-mail

Da un po’ di giorni la crisi ucraina tiene banco. Come sempre, improvvisamente, grazie ai media, si diventa esperti in materia e scopriamo tutto su di una nazione fino ad oggi nota in Italia per essere fornitrice di badanti, essere la patria di Schevchenko (l’ex cannoniere del Milan) e, forse, per il disastro nucleare di Chernobyl. Già molto, poiché - visto che è entrata in ballo la Crimea - sarà difficile che qualcuno ricordi che proprio lì si distinse battagliando il Corpo dei bersaglieri, qualche annetto fa, ai tempi di Camillo Benso conte di Cavour.

Oggi il Primo ministro si chiama Matteo Renzi, un tempo signore magnifico di Firenze, che informandoci sulla crisi internazionale - rispetto a quando parla di politica italiana - abbandona l’eloquio a braccio e legge, pesando le parole, nero su bianco. In alcune circostanze, appunto, è preferibile che le battute stiano a zero.

Si segnala, anche, che la ministra degli Esteri non si è fatta sentire molto rispetto al suo premier e soprattutto rispetto al Presidente della Repubblica che ha parlato con toni e aplomb da numero uno della Farnesina.

E così, il nostro Paese si è accorto che l’Ucraina si estende dal Mar Baltico a quello Nero, che Putin - come gli zar predecessori - tiene flotta in Crimea e che in questa penisola sono quasi tutti russofoni (poiché la penisola è sempre stata russa) a differenza degli altri ucraini che parlano (da sempre) l’ucraino.

Il Vladimir del Cremlino ha mostrato i muscoli (anche in Siria) molto più di quanto abbia fatto a Sochi con Vladimir (al secolo, Wladimiro Guadagno) Luxuria. Sono cambiati i giochi. Da olimpici a geopolitici. Sullo sfondo la solita storia dei rifornimenti di gas che l’Orso eroga all’Europa attraversando con le pipeline il territorio ucraino. Siamo alle solite. Messe nel dimenticatoio le precedenti crisi tra Kiev e Mosca che hanno messo e mettono in fibrillazione fornelli, termosifoni, lampadine e aziende, in Italia si è udito un timido accenno alla questione approvvigionamenti sicuri.

Con modalità tipicamente nostrana, anche da parte di qualche politico, non si è fatto cenno ad una soluzione ma si è cantata vittoria per lo scampato pericolo. Infatti, si è detto, l’inverno è stato mite e ormai arriva la bella stagione. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ringraziare il global warming o san Vladimiro per gas ricevuto. Sperando che una nuova guerra fredda non ci lasci al freddo.


Giuliano Agnolini
Questo indirizzo di e-mail è protetto dal spam bots, deve abilitare Javascript per vederlo



Torna all'archivio 2014

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com