COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
DI TUTTO UN PO' 302 - Bello lavorare a casa ma non siamo tutti come San Gerolamo Stampa E-mail

Recentemente, i miei occhi sono stati baciati dalla lettura di una notizia. Uno (a scelta il destro o il sinistro), però, man mano la scorrevo si è tumefatto, quasi fosse tormentato da un orzaiolo e tutt’ora forse non so da che parte guardare. Si tratta di una forma di strano e pendolante strabismo che mi prende quando ti trovi a giudicare (meglio dire valutare) i pro e i contro di una cosa. Su questo un drammaturgo britannico ha confezionato un dramma danese e la classe politica quello del rinvio continuo formato tanto rumore per nulla.

Talvolta, nel momento del decidere sarebbe d’aiuto il soccorso del lancio di una monetina o lo sfoglio di una margherita (forse no, dopo che la rutelliana Margherita si è sfogliata da sola). Come M. Renzi mi butto… O la va o la spacca! In questo mondo che ci mette in continua comunicazione - anche se non si ha nulla da dire oltre al condensato cicaleggio cinguettato - continuano i test per verificare se il lavorare a casa possa diventare una diffusa realtà, ammesso che il lavoro in generale sia oggi diffuso.

Da uno degli ultimi esperimenti, risulta che standosene tra le pareti domestiche si risparmierebbero - pro capite e in media - due ore di tempo e 57 chilometri di strada utilizzando mezzi propri. Quindi, si potrebbe portare il lavoro in salotto, giardino o a letto, eccetto i casi in cui fosse necessario portarsi appresso un’acciaieria, una betoniera o un carro ponte. Vediamo i pro/contro. Uno/a se ne può stare in babbucce, con un comodo abbigliamento, guadagnando ore di sonno e un certo numero di litri di benzina risparmiati. Forse si risparmiano arrabbiature con i colleghi e capiufficio. Ci perderebbero bar e punti di ristoro vario, privati della abituale clientela. Però, starsene a casa significa anche prepararsi da soli qualcosa da mettere sotto i denti. E per alcuni soggetti si renderebbe necessario un corso di formazione (concordato e possibilmente pagato dall’azienda) essendo la preparazione di un uovo al tegamino ardua impresa.

Aumenterebbe, anche, il consumo di elettricità? Un tempo questa voce spettava all’ufficio o all’azienda; adesso andrebbe a pesare sulla bolletta domestica a meno che si riesca a lavorare negli spazi temporali più vantaggiosi formato tariffa bioraria. Certo, il traffico si può decongestionare e, riuscendo a percorrere un minor numero di chilometri, la vettura dura di più. Tuttavia, le varie tasse quattroruote restano invariate con il rischio di accelerare.

Di questi convincimenti/dubbi non sembrano tenere ovviamente conto gli interpellati dall’ennesimo test, se è vero come è vero che il loro indice di gradimento all’iniziativa sperimentata si è manifestato con un punteggio di 4,7 su un massimo di 5, senza significative differenze tra uomini e donne. Questa adesione, che nell’entità pareggia quella emersa in una recente direzione nazionale del PD, non mi tranquillizza. Temo alcune cose. Giorni fa viaggiavo in metropolitana, verso l’ora di pranzo, con un’eccitazione papillare meritevole di prospettive enogastronomiche ben diverse da quelle, poverelle, che mi attendevano. In questi momenti, mi raccolgo ma non per meditare. Vista la situazione visionariamente confusa, potrei confondere un tomino con la tomistica, offendendo il santo pensatore aquinate. Mi raccolgo nel senso che fletto il busto in avanti quasi a contenere il subbuglio psico-gastrico che mi assale.

Quel giorno, in metropolitana, concludevo quel training di autocontrollo alzando lo sguardo. Con l’occhio sinistro ho sbirciato a manca, con il destro a dritta. Usando la massima discrezione ho contato diciotto presenti nel mio vagone, di cui dodici smanettavano sui loro apparecchietti. Ognuno nel suo mondo (le monadi di Leibniz non c’entrano), con i padiglioni auricolari foderati di auricolari e con ampia gamma di sfumature espressive di fronte allo spettacolo ammirato sul minuscolo display.

Ora, penso ai lavoratori domestici (nel senso congruo al nostro contesto). A loro formulo i più sinceri auguri e in particolare che non abbiamo a soffrire forme di solitudine per poi rimpiangere qualche chiacchiera scambiata anche casualmente in ufficio o in strada. L’habitat e il contesto paesaggistico che si potrebbe profilare non mi sembrano quelli del San Gerolamo nello studio dipinto da Antonello da Messina.


Giuliano Agnolini
Questo indirizzo di e-mail è protetto dal spam bots, deve abilitare Javascript per vederlo



Torna all'archivio 2014

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com