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IL FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITA' DI RICERCA: L’ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO E INTERNAZIONALE


di Michele de Nigris e Luciano Martini| RSE




Luci ed ombre della ricerca scientifica e tecnologica in Italia. Diamo per assodato che la ricerca e l’innovazione rappresentino uno dei principali motori di crescita dell’economia e della società e che, in particolare, le attività relative ai settori dell’energia debbano essere considerate come fortemente strategiche. In particolare, come noto, l’Italia è povera di risorse energetiche primarie e si trova costretta ad importare buona parte di esse per la copertura del proprio fabbisogno energetico.
Il nostro Paese si è dotato di una strategia energetica nazionale (SEN) che definisce gli obiettivi di sviluppo di tale settore fino alla fine del decennio (2020) e che mette le basi per un rilancio dell’intera Nazione. Uno dei principali pilastri su cui si fonda la SEN è la razionalizzazione della pianificazione e gestione del settore della ricerca e sviluppo. Malgrado l’esistenza di punte di eccellenza internazionale (sono citate ad esempio le tecnologie sul solare a concentrazione, i biocombustibili, le reti intelligenti e le tecnologie del carbone pulito), la situazione nazionale della ricerca e innovazione nel settore energetico è da anni in grave sofferenza.


Ma come si caratterizza questo comparto nel nostro Paese rispetto al resto del continente europeo e ad altri protagonisti dello scenario mondiale? Allargando dapprima il discorso all’intero comparto della ricerca scientifica e tecnologica, di cui il settore energetico è parte integrante, l’Italia mostra un livello di intensità di finanziamento della ricerca molto inferiore alla media europea (1,25 per cento del PIL contro una media EU27 del 2,03 per cento nel 2011), in lentissimo costante miglioramento nel tempo (l’intensità di ricerca era di 1,05 per cento nel 2000). Elemento discriminante di questa limitata performance è il settore privato, che mostra una intensità di ricerca decisamente inferiore alla media europea (circa la metà), mentre il settore pubblico risulta abbastanza allineato con quello degli altri Paesi del continente. [...]


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