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DI TUTTO UN PO' 298 - Il mio stato confusionale dipende da uno Stato che fa tanta confusione Stampa E-mail

Il mio stato (con la minuscola) è confusionale. Il mio Stato (stavolta la maiuscola c’è) da tempo è in confusione. Il mio stato è confusionale anche perché il mio Stato da tempo è in confusione.

Quest’ultimo cerca di uscirne, non so se ce la farà, con una nuova legge elettorale. L’importante è che non aumenti la confusione. A volte, nella vita, fa confusione anche una sola persona. In politica, in Italia, i solisti sono pochi ma molti ambirebbero ad esserlo. L’allegra brigata, in ogni caso, dà il meglio di sé con frequenza mettendo a dura prova le categorie della logica. Infatti, pochi mesi fa in occasione di una decadenza assai enfatizzata, con successiva scissione, si parlò e scrisse di “evento/svolta epocale”. Poteva anche esserlo, ma da qualche giorno il decaduto sembra non esserlo proprio se si ritrova al centro di un “evento/svolta epocale” che lo vede assoluto protagonista. Il denominatore minimo e comune resta lo stesso, ma presumo che nella prima circostanza ci fosse un meno e che nella seconda ci sia un più.

A parte questo caso irrisolto di algebrite, da qualche notte, il tutto mi crea un certo disagio che si traduce in un’incessante attività onirica nella quale compaiono scene di teatro pirandelliano, dialoghi alla Bergman, cesti di cavoli (ovviamente a merenda), strani personaggi alla Giano bifronte (una giovane, l’altra attempata) e chilometri di graffiti metropolitani. Ciò, a conferma di una mia condizione condita da perdita della realtà, forse significante di un doppio che anche nella quotidianità dei Palazzi fa fatica a trovare un positivo senso unico a fronte di numerosi doppi sensi e circolazioni a senso di marcia alternato.

Le persone, come gli Stati, dovrebbero cercare un po’ di stabilità. Lo diceva anche Franco Battiato cantando Cerco un Centro di Gravità Permanente, nel cui testo compare la frase “Una vecchia bretone con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù. Capitani coraggiosi furbi contrabbandieri macedoni. Gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming”.

Com’è possibile che in questo Paese gli inni di Antonello, Ivano, Lorenzo e Francesco (De Gregori, non il Papa) convivano con Menomale che Silvio C’è? Con le dimissioni di Cuperlo, la confusione aumenta?


Giuliano Agnolini
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