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DI TUTTO UN PO' 297 - Messico e nuvoloni sul consumo dei chilowattora Stampa E-mail

Forse sarà un pallino di queste pagine, ma quando i media parlano di energia (di solito, raramente) si fa quasi festa, qualunque sia il contenuto delle notizie. Stavolta ce ne sono due, concentrate in pochissimi giorni.

La visita ufficiale in Messico del premier Enrico Letta (nella foto) si è imperniata in gran parte su accordi di natura energetica. Infatti, il Paese latino-americano ha liberalizzato l’estrazione di idrocarburi. In altre parole, lo Stato esce di scena e vi entra chi intende sfruttare i giacimenti offshore più grandi nel mondo dopo quelli artici. Il nostro presidente, non a caso, era accompagnato da una delegazione con nomi prestigiosi dell’industria energetica italiana. Uno di questi ha aperto una sede a Città del Messico.

Altra notizia, di poco anteriore alla precedente. Dai dati forniti da Terna, risulta che nel 2013 - per il secondo anno consecutivo - la domanda di energia in Italia ha segnato un calo del 3,4 per cento rispetto al 2012 che si aggiunge all’1,9 per cento con il quale si era chiuso il 2011. Un piccolo record, poiché si tratta della flessione più corposa dopo quella del 2009 (meno 5,7 per cento sul 2008). Per altro, la produzione nazionale netta (277,4 miliardi di kWh) è in diminuzione del 3,6 per cento rispetto al 2012. In aumento le fonti rinnovabili: idroelettrico (+21,4), fotovoltaico (+18,9), eolico (+11,6) e geotermico (+1,0) mentre cede sensibilmente il termoelettrico (-12,0 per cento).

Quindi, premesso che nessuno - su queste righe - prende partito per il partito di una fonte demonizzando l’altra, si costata che gli interessi del nostro Paese prendono partito in materia energetica con modalità duale. All’estero, si corre verso i pozzi senza alcun problema mentre in terra propria qualche problema c’è. Per altro, il nostro premier ha lodato la liberalizzazione messicana, ricordando i benefici di quella italiana che conosce bene avendolo visto in passato protagonista. Qualcuno, in proposito, maliziosamente, potrebbe augurare al Messico sorte migliore rispetto a quella toccata all’Italia.

Inoltre, come visto sopra, si consumano meno chilowattora. Sarà colpa della Crisi, ma anche del fatto che in Italia l’energia non costa proprio un accidente e questo fa tirare accidenti a cittadini e imprese.

A questo punto, si aspetta di leggere nel dettaglio lo Job Act nel quale l’energia ha - cosi si annuncia - un posto da prima pagina. Se sarà vero, non lesineremo di parlarne sulle nostre. Hasta la vista!


PS: Questo Job Act - come sostiene il suo formulatore - si può chiamare come si vuole, anche Guendalina. A forza di sentirlo - e sentirlo pronunciare in fretta - suggerisco la variante Giobatta.


Giuliano Agnolini
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