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FINESETTIMANA - SOTT’ACQUA Stampa E-mail
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11 gennaio 2014


In questi giorni ho letto una notizia in grado di risollevare il morale. Chi resta triste nell’apprendere che si può mettere una pezza all’inquinamento delle città? Non solo con le domeniche a piedi, le piste ciclabili, le rinnovabili e il teleriscaldamento. Il fatto proviene da un’idea di Shaocai Yu - ricercatore dell’Università cinese di Zhejiang e di quella statunitense del North Carolina - e consiste in questo: mettere degli irrigatori in cima ai palazzi più alti per annaffiare le città come se queste fossero giardini. Così facendo, sostiene Yu, si potrebbe ridurre l’inquinamento atmosferico nelle metropoli della Cina e, poi, nel resto del Pianeta. Ed ancora: tra i benefici, la riduzione degli inquinanti presenti in atmosfera e la foschia prodotta dagli stessi; l’acqua usata potrebbe essere raccolta e riutilizzata, per non aggravare la scarsità delle risorse idriche.
Il ricercatore, inoltre, ritiene che "Questo approccio geoingegneristico sia sicuro da un punto di vista ambientale e possa essere facilmente implementato sul larga scala e a basso costo". "Se si può trascorrere una mezz’ora al giorno ad annaffiare il giardino - aggiunge - si possono anche dedicare 30 minuti a spruzzare acqua nell'atmosfera per mantenere l'aria pulita".
Me la vedo questa novità. Chissà quant’è spettacolare ammirare condomini e grattacieli zampillanti come fontane mentre nel cielo non vi è traccia di nuvole. E, perché no?, non ci starebbe male un po’ di neve (sempre acqua è) utilizzando d’inverno i cannoni per quella artificiale. Auspico, però, un servizio meteo locale specializzato in queste precipitazioni occasionali. Infatti, se passo da un quartiere all’altro dovrò pur sapere se portare impermeabile e ombrello (ma a questo ci dovrebbe pensare un’app). Considerando, poi, l’estensione delle metropoli - soprattutto cinesi - quest’impiego dell’acqua potrebbe alterare gli equilibri climatici delle zone interessate, peggiorando situazioni interessate dal global warming.
Nutro qualche perplessità sul riciclo dell’acqua utilizzata, sempre considerando i volumi utilizzati e l’energia necessaria per trattarli, a meno che non si intenda incrementare l’occupazione con lavoratori - equipaggiati con secchio e spugnoni - intenti alla raccolta porta a porta, via a via, piazza a piazza. Resta da sapere chi azionerà i “getti” (domoticamente?) e, in Italia, chi gestirà il servizio (privati o municipalizzate).
Qui da noi, l’irrorazione potrebbe essere accompagnata dalla diffusione delle note di Acqua Azzurra Acqua Chiara di battistiana memoria mentre lungo il Tamigi emozioni garantite con Water Music di Händel e per i nostalgici del rock duro uno Smoke on the Water eseguito dai Deep Purple.
Pur apprezzando gli sforzi del ricercatore, è sperabile che questi esempi di geoingegneria si nebulizzino nel nulla e non siano motivo di discussione alla prossima COP.



Giuliano Agnolini_____

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