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DI TUTTO UN PO' 296 - Nemmeno Kerouac si emozionò cosi mentre era al volante Stampa E-mail

Ogni punto di vista è rispettabile, e non c’è bisogno che lo dica un oculista. E checché ne dica qualche Ministro non si vede a breve la tanto agognata ripresa.

Ho visto quanto segue durante le vacanze natalizie percorrendo un discreto tratto autostradale. Ed ho provato, non era la prima volta (da un po’ di tempo), un’emozione trasformatasi presto in riflessione (senza distrarmi dalla guida). Che le corsie fossero tre o quattro, ho subìto rarissimi sorpassi effettuati da autovetture. I conducenti non pigiavano l’acceleratore, sfiorando delicatamente la fiancata del mio mezzo, quasi che questo ricevesse un garbato saluto, meno prepotente rispetto al passato quando lo spostamento d’aria era di rigore (brivido, di spavento, compreso).

Mi sono gustato anche il panorama lungo la Serenissima, sentendomi pure in compagnia. Il traffico era/è diventato democratico, nel senso che auto di lusso nonché sportiveggianti procedono a moderata velocità senza viriloidi sopraffazioni tachimetriche e di classe (non solo di cilindrata). Quindi, si sente ringalluzzita la mia carretta che ho soprannominato Scarface (una piccola media, piena di sfregi da parcheggio, quest’anno compie dodici anni, perfettamente tagliandata, scarichi compresi) che meriterebbe una civica nota di merito per tutti i soldi che ha versato allo Stato, nonostante percorra annualmente poco meno di duemilacinquecento chilometri, inquinando quanto una grigliata di Ferragosto.

Tornando al viaggio, solo i TIR mi hanno sorpassato, il che è tutto dire oltre che un altro par di maniche. Pertanto, più che il limite di velocità poté la crisi che penalizzando il pieno rende il cuore degli italiani pieno di (moderato) trasporto verso l’immobilità.

Al rientro in città, ho trovato conferma al diffondersi di una nuova pratica. Alcuni abituali frequentatori senza fissa dimora nel/del mio quartiere, alla chiusura dei chioschi ospitanti edicole, empori vari o fiorerie si esibiscono in una sorta di coreografia da effetti speciali così riassumibile. Premesso che i siti in questione poggiano su blocchetti zoccolati e pertanto sono rialzati rispetto alla pavimentazione, verso sera quando le attività sono chiuse, si può notale una girandola di effetti luminosi, più o meno flebili traccianti radenti, non certo paragonabili a quelli che si vedono nei film sulla guerra in Vietnam.

Gli abituali frequentatori (eccetera) se ne stanno con una torcia elettrica, carponi. Dopo un po’, ho capito che cercano qualche monetina perduta dai clienti e rotolata sotto il chiosco. Un ateo materialista troverebbe conferma dell’adagio “non guardare il Cielo, ma per terra”.


Giuliano Agnolini
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