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di Davide Canevari



MINI SONDAGGIO DI NUOVA ENERGIA IN OCCASIONE DI SMART ENERGY EXPO 2013




L’energia è poco smart! Anzi, no… È già oggi sulla buona strada per diventarlo, ma su quella strada viaggia (ancora) a bordo di una tradizionale vetturetta da città. Sintesi apparentemente criptica e poco razionale - ma non lontana dal vero - dei risultati di un mini sondaggio che Nuova Energia ha effettuato durante il salone Smart Energy Expo 2013.

Ma procediamo con ordine. In occasione della prima edizione del nuovo evento espositivo promosso dalla Fiera di Verona, la nostra testata ha voluto proporre ai visitatori dello stand - ormai è una tradizione… - un breve questionario. Quattro le domande previste:

Sentendo il termine smart la prima cosa che viene in mente è… (domanda aperta);
Come tradurrebbe in italiano il termine smart? (domanda aperta);
Quale settore può già oggi essere considerato smart, o è sulla buona strada per diventarlo nell’immediato futuro? (domanda chiusa con possibilità di risposte multiple);
Nel campo dell’energia, non ci potrà essere un futuro davvero smart senza… (domanda chiusa con possibilità di risposte multiple).

Nel complesso hanno aderito al sondaggio 105 soggetti. Non è un numero sufficiente per poter parlare di un campione statistico attendibile, ma basta per dare un sommario scorcio della situazione. E la situazione che emerge, appunto, è abbastanza criptica e moderatamente confusa. A maggior ragione se si considera - vale la pena ribadirlo - che il sondaggio è stato effettuato interpellando i partecipanti ad un evento che aveva le parole smart ed energy nel proprio nome e nel proprio logo, quindi un pubblico selezionato e consapevole.


Auto batte contatore 34 a 1!
Le risposte alla domanda iniziale forniscono un primo interessante spunto. Il 32,5 per cento del campione (in totale 34 rispondenti) a bruciapelo associa il termine smart a un noto modello di autovettura. Mentre, passando subito dalla maglia rosa a quella nera, meno dell’1 per cento fa riferimento ai contatori di nuova generazione.
Ma come? Non ci avevano detto che il nostro Paese era all’avanguardia mondiale proprio grazie alla scelta di installare nelle case degli Italiani un rivoluzionario contatore intelligente? Evidentemente se di rivoluzione si è trattato, è stata piuttosto silenziosa ed è passata del tutto inosservata... Ma cosa altro richiama alla mente il termine smart?
La seconda opzione più gettonata - dal 10,5 per cento del campione, quindi comunque ben distante dall’automobile - fa riferimento ai concetti di intelligenza, coscienza, idee. Un ulteriore 9,5 per cento pensa, di primo acchito, a termini quali flessibilità, comodità, compattezza, o a qualcosa di “piccolo”.
La città (la famosa smart city) ha acceso una lampadina a meno dell’8 per cento degli interpellati. E lo stesso vale per la voce “efficienza, energia, fonti rinnovabili”. Ancora più ridotta l’associazione di idee con le reti elettriche (al di sotto del 5 per cento). Che fine hanno fatto le smart grid? Altre curiosità si trovano in Tabella 1. Qui ci basta ribadire che l’universo energia è rimasto abbondantemente al di sotto del 15 per cento. Un altro elemento da sottolineare: l’associazione di idee smart=tecnologia non ha raggiunto il punto percentuale, lo stesso risultato ottenuto dai contatori o da una coloratissima tipologia di dischetti al cioccolato. Persino l’accezione negativa (smart intesa come “fregatura” o “parola abusata”), pur se marginale, ha avuto più spazio!


55 sfumature di smart
Una cosa comunque è emersa con chiarezza. Il termine smart identifica, ad oggi, tutto e niente. O, se vogliamo, ha una flessibilità assoluta, si adatta ad ogni esigenza, interpretazione, traduzione, variazione sul tema. La seconda domanda (anch’essa aperta) ha infatti registrato quasi 60 risposte diverse (per l’esattezza 55, su un campione di 105 interpellati!).
A parte i termini “intelligenza”, “piccolo”, “semplice”, “velocità” e “furbizia” che hanno riscosso un certo consenso, molte definizioni sono state proposte in “esclusiva”. Una sintesi in versione patchwork è riportata nell’immagine. Altra curiosità: tra gli oltre 50 termini suggeriti come traduzione, quelli strettamente riconducibili alla sfera energetica sono stati sì e no un paio (a voi la pazienza di cercarli).


Anche il rifiuto ha un’anima smart
La terza domanda rileva un (parziale) dietrofront rispetto ai risultati fin qui evidenziati. Infatti, superato lo scoglio della prima idea che viene in mente, riflettendo sui settori che già oggi hanno intrapreso la strada verso la smartness e dovendo scegliere tra un elenco di alternative proposte, ecco che l’energia torna ad avere un ruolo da protagonista, sebbene non assoluto.
In presenza di risposte multiple, le telecomunicazioni sono ritenute il comparto più smart (dal 44,8 per cento del campione), seguite a una certa distanza dalla produzione di energia (33,3 per cento) e dalla mobilità (28,6 per cento dei consensi).
La distribuzione di energia si aggiudica una quota pari al 16,2 per cento (meno della metà rispetto alla generazione!) e uguale a quella assegnata alla gestione dei rifiuti. E quest’ultimo è un dato che merita di essere sottolineato, visto che spesso e volentieri il comparto RSU e affini è preso come esempio negativo e tende a fare notizia unicamente quando si genera un disservizio o un problema. Va inoltre evidenziato il fatto che solo il 13 per cento del campione interpellato ha risposto “nessun settore è già oggi smart o sulla buona strada per diventarlo” mentre per l’87 per cento dei visitatori del Salone veronese - che ovviamente non sono rappresentativi dell’universo degli Italiani - non mancano i segnali e le espressioni positive di una evoluzione smart in atto nel nostro vivere quotidiano. Eccesso di ottimismo o concretezza? Preferiamo propendere per la seconda ipotesi...


La tecnologia? Sembra l’ultimo dei problemi
Già, ma a questo punto che cosa ostacola una reale transizione verso un futuro smart? Il dito è puntato decisamente contro i politici (bella novità). Ben il 72 per cento del campione - anche in questo caso con domanda chiusa e possibilità di fornire più risposte - invoca un cambio di passo della politica.

             
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Buona la prima… ma Verona è già
in pista per la seconda edizione


Buona la prima… ma intanto già si scaldano i motori per la prossima edizione in calendario a ottobre 2014. l’edizione del debutto di Smart Energy Expo si chiude con grande soddisfazione da parte degli organizzatori.
“È una start up che ha saputo mostrare tutta la sua carica di innovazione, facendo sentire la propria voce al mondo delle istituzioni e dell’impresa”, ha commento Ettore Riello, presidente di Veronafiere.
“La manifestazione non solo ha confermato il già alto interesse del mercato verso le tematiche proposte, ma soprattutto ha confermato l’elevato potenziale di crescita, sia a livello nazionale sia internazionale, ambito quest’ultimo in cui possiamo già contare su una rodata piattaforma distributiva verso tutti i paesi chiave per il settore”, ha rilanciato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere.
E per il 2014? Già si annuncia una importante novità: il lancio del Forum della cogenerazione, in collaborazione con l’Anci. Ma questo sembra essere solo l’inizio.

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Ma una buona metà (per l’esattezza il 48,6 per cento) si chiama in gioco in prima persona: diamine, anche il singolo cittadino deve dare il suo contributo, altrimenti non si potrà andare da nessuna parte! Quest’ultimo dato concretizza una positiva evoluzione rispetto ad altri sondaggi effettuati anche di recente (lo scorso anno in occasione di Key Energy, ad esempio) dove invece la tendenza a deresponsabilizzarsi sembrava prevalente. Il coinvolgimento del singolo assume un ruolo preponderante anche rispetto alla necessità di dedicare investimenti ad hoc (35,2 per cento di share) o di superare le possibili resistenze delle industrie energetiche (32,4 per cento).
Meno di un interpellato su cinque ha evocato una nuova rivoluzione tecnologica e questo è un dato che ci piace interpretare in positivo: come a dire che già oggi, con quello che abbiamo a disposizione - volendolo noi e i decision maker - potremmo davvero innescare una rivoluzione smart! Rimandare ad un futuro ancora tutto da definire è soltanto un alibi.
Un solo coraggioso ha azzardato che “già oggi il presente è smart!”. E ciò sembra stridere parecchio con i risultati della precedente domanda, alla quale solo il 13 per cento ha risposto scegliendo l’opzione “nessun settore della nostra economia è già smart” e in molti hanno invece evidenziato una realtà già in essere.
Questa ultima considerazione, forse più di ogni altro elemento presentato in precedenza, fotografa quella che in apertura di articolo era stata definita una situazione criptica e moderatamente confusa... ma anche contraddistinta da un giusto tasso di ottimismo e dalla voglia di mettersi in gioco in prima persona. Più smart di così!

 
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