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INFO@COMUNI - L’economia verde mette nei parchi radici produttive Stampa E-mail

20 dicembre 2013 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Nelle aree protette e nei parchi nazionali un’occasione da non perdere in termini di occupazione e sviluppo della sostenibilità economico-ambientale. Infatti, negli ultimi tre anni, il 38 per cento delle imprese agricole (circa 5 mila) ha ridotto l’impiego di energia o di acqua per unità di prodotto, 1.100 (8 per cento) hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili e 1.800 (14 per cento) investiranno in tecnologie ambientali.


Parola di Ministro: “A volte, ho come l’impressione che il nostro Paese non abbia consapevolezza di cosa già oggi rappresenti l'economia verde. Si tratta di una porzione importante del nostro sistema produttivo: i green job sono più di 3 milioni, con oltre 50.000 assunzioni ascrivibili a questa categoria nel solo 2013”.
Così il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando è intervenuto recentemente alla Conferenza nazionale su La natura dell’Italia. Ci permettiamo un puntualizzazione, un po’ scherzosa da prendere sul serio… Quando si parla di economia verde si intende spesso - con una traduzione letterale dall’inglese - fare riferimento alla green economy, un settore che puntando a 360 gradi sulla sostenibilità abbraccia molteplici comparti, ad alta intensità tecnologica. Pensiamo, solo per fare due esempi tra i tantissimi possibili, all’efficienza energetica e alle fonti rinnovabili. Stavolta, nel contesto delle dichiarazioni del Ministro, si parla di un’economia davvero verde.
Verrebbe da dire per antonomasia o per posizione, visto che produce sostenibilità e benessere anche economico nei Parchi nazionali. Per Orlando si tratta di “una realtà dunque in forte crescita, che necessita di supporto e incentivi per continuare a rivestire un ruolo propulsivo nell’affermazione di un modello sostenibile di sviluppo”. Le aree protette sono 871 per una superficie pari a circa il 10,5 per cento di quella nazionale. L’Italia non è solo uno scrigno di tesori artistici. Infatti, possiede oltre il 30 per cento delle specie animali e quasi il 50 per cento di quelle vegetali rispetto al totale presente in Europa.
Nei parchi - continua il ministro - c’è “una forte propensione all’innovazione ambientale, alla promozione di processi produttivi puliti e di qualità. Negli ultimi tre anni il 38 per cento delle imprese del settore agricolo che risiedono nelle aree protette (circa 5.000) ha ridotto l’impiego di energia o di acqua per unità di prodotto, 1.100 imprese (8 per cento) hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili e 1.800 imprese (14 per cento) investiranno in tecnologie ambientali”. Senza trascurare che queste aree sono una miniera di materiali lignei, la cui coltivazione e conservazione tutela l’integrità del territorio fornendo altresì energia termica ed elettrica.
Molti i beni conservati nelle aree protette: oltre 1.700 centri storici, circa 150 musei, quasi 300 tra castelli, rocche e fortificazioni, oltre 70 ville storiche, circa 200 siti archeologici, quasi 300 edifici di culto. Magari è la (s)volta buona per mettere d’accordo natura e sviluppo.


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