IL CONTRIBUTO DELL'ANALISI COSTI-BENEFICI IN CHIAVE AMBIENTALE PER MIGLIORARE IL PIL
di Andrea Molocchi e Donatello Aspromonte | ECBA Project srl
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This paper - and those that will follow, by the same authors - aims at presenting the first results from a research program by the ECBA Project, aimed to provide an estimate of the external environmental costs for the various economic sectors as of 2012.
Namely, the estimated absolute value of the costs linked to greenhouse gas emissions, air pollutants and heavy metals shows some striking elements. Aggregately speaking, households present with the highest level of external costs - 15.2 billions euros - followed by the industrial sector with 12.9 billions, then agriculture, forestry and fishery totalling 10.9 billions, and the service sector with 9.4 billions.
Therefore, the assessment of costs in the NAMEA (National Accounting Matrix including Environmental Accounts) accounting framework-ascribing externalities to decision making
by households and businesses thus going beyond the classifications by type of technology
and sources of emissions that are found in national inventories-results in a picture that is in contrast with many of the current views on the responsibilities of each sector.
To name but one example, in 2011 the European Environmental Agency published a report on the external costs of air pollution for european industrial facilities, that was based on emission data from some 10,000 plants. The report put the energy sector on top of the absolute external cost list, followed suit by manufacturing plants’ combustion facilities, then by other industrial processes and, lastly, by plants in the agricultural sector. According to the analysis by the ECBA project, instead, the electrical energy and gas sectors’ costs are estimated to be equal to 3.7 billions, that is to say one third of the costs calculated for the agricultural sectors and one fourth of the amount calculated for households.
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Lo scopo di questo articolo è di iniziare a illustrare i primi risultati di un programma di ricerca di ECBA Project, volto a stimare i costi esterni ambientali per i settori di attività economica.
Viene presentata la stima complessiva dei costi esterni relativi al 2012 per tutti i settori componenti l’economia italiana, secondo un primo livello di disaggregazione; inoltre, viene proposto un insieme di indicatori, basati su un approccio ECBA (Environmental Cost- Benefit Analysis), finalizzato a catturare informazioni-chiave in relazione alle tre dimensioni principali dello sviluppo sostenibile: ambientale, sociale ed economico-finanziaria.
In un successivo articolo illustreremo il dettaglio per branche di attività economica della stima dei costi esterni, in base ad un ulteriore livello di disaggregazione, che consentirà di apprezzare in maniera più circostanziata il ruolo dei singoli settori. L’articolo richiede una breve premessa introduttiva sul significato di questo tipo di indagine e sullo stato di avanzamento delle statistiche e delle conoscenze in questo campo. È nota a tutti la difficoltà del Prodotto Interno Lordo di catturare ed integrare gli effetti ambientali delle attività economiche.
Taluni criticano il fatto che il PIL contabilizzi come elemento positivo le spese e la produzione relative al business ambientale, come se ci fossero spese e produzioni di serie A e di serie B, mentre si dimentica il fatto che le spese ambientali svolgono un ruolo essenziale in quanto sono nella maggior parte dei casi spese di natura preventiva o difensiva, finalizzate a ridurre al minimo l’insorgenza nel tempo di esternalità ben più grandi. Se non si spendesse nel ciclo dei rifiuti, bruceremmo spazzatura nelle piazzole di quartiere con emissioni di diossine mille volte superiori a quelle oggi riscontrate in traccia; se non si investisse nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, le emissioni di gas ad effetto serra sarebbero maggiori, eccetera.
Quel che spesso si dimentica, nel criticare il PIL, è il peso delle esternalità che si generano nel funzionamento di un’economia. Il problema vero, a nostro parere, non è ciò che il PIL conteggia, ma quel che rimane fuori dal conteggio del PIL. [...]
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