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Starace: “Rinnovabili? La nostra sfida senza confini” Stampa E-mail
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L'AMMINOSTRATORE DELEGATO DI ENEL GREEN POWER


di Davide Canevari





Ingegnere, Enel Green Power conta circa 8.600 MW di potenza installata ed oltre 730 impianti dislocati in tutto il mondo. Un buon osservatorio per valutare se le rinnovabili godono di buona salute.
**Le rinnovabili proseguono in una crescita a ritmi sostenuti nonostante la crisi continui ad interessare, sia pur in misura diversa, tutte le grandi economie occidentali. Anche lo scorso anno, dopo il vero e proprio boom del 2011 che ha visto la capacità installata mondiale passare a oltre 1.500 GW, si è assistito a una crescita di quasi il 10 per cento, con investimenti che hanno sfiorato i 270 miliardi di euro.
E il trend non sembra interrompersi: da analisi di mercato ed industry report si stima infatti per il 2020 una crescita media annua di quasi il 9 per cento, in linea quindi con i ritmi di crescita osservati sinora. Sempre che le previsioni non siano sbagliate per difetto, come accaduto fino ad oggi per questo settore.


In Italia la crescita delle rinnovabili, soprattutto il fotovoltaico, ha bene- ficiato di politiche di sostegno. Non sono mancate e non mancano le polemiche. Gli incentivi sono serviti e in quale misura potranno servire?
**Gli incentivi hanno messo in moto l’industria, contribuendo allo sviluppo e all’integrazione nel mercato delle fonti rinnovabili. Certo, in alcuni casi – vedi quello del fotovoltaico – sono stati fin troppo generosi, un “errore” nel quale sono incorsi, a dir il vero, pressoché tutti i governi europei.
Non è possibile però negare che dallo scorso anno il mercato italiano, e in particolare quello del fotovoltaico, abbia subito una notevole contrazione, dovuta soprattutto alla riduzione delle tariffe incentivanti e al semaforo rosso – scattato lo scorso 6 luglio 2013 – del Quinto Conto Energia. Lo sviluppo del solare sarà di certo influenzato dal termine dell’incentivazione.


E adesso?
** Ora la sfida è quella della grid parity. Per poter davvero competere con le convenzionali, le fonti rinnovabili debbono saper camminare con le proprie gambe. Gli unici incentivi che servono sono quelli mirati ad accompagnare lo sviluppo delle tecnologie immature, per farne sviluppare il potenziale, riducendone costi e limiti grazie alla learning curve e ad una più ampia diffusione.
Per il resto, va osservato quanto succede in tante parti del mondo in cui le rinnovabili competono “ad armi pari” con le convenzionali e le termiche, come ad esempio in Brasile, dove la green energy costituisce stabilmente il 44 per cento del mix energetico del Paese.


Cosa è successo e sta succedendo nel resto del mondo?
**Finora lo sviluppo dell’industria delle energie rinnovabili si è articolato su due direttrici principali: quella dei mercati maturi, caratterizzati da bassa crescita economica e una domanda elettrica stabile, e quella dei mercati emergenti, dove lo sviluppo delle rinnovabili è necessario per far fronte all’espansione demografica e alla crescita economica e, conseguentemente, a un maggior fabbisogno di energia elettrica.
Mercati emergenti e mercati maturi, però, condividono alcune caratteristiche: ad esempio, l’opportunità per gli operatori in ambito rinnovabile di fare leva su economie di scala per accumulare know-how e abbattere i costi delle diverse tecnologie.


Si obietta, spesso, che le rinnovabili “pesano” in bolletta e che hanno messo in crisi la generazione elettrica da gas.
A conti fatti… è possibile una convivenza?

**La convivenza non soltanto è possibile, ma è assolutamente necessaria. È giunto infatti il momento di “dismettere” l’aggettivo “alternative” ancora troppo spesso usato per indicare le rinnovabili e considerarle a pieno titolo nel mix energetico dei Paesi, posto che già occupano de facto. Quanto agli incentivi, mi sono espresso poco fa. Non sono però gli unici a pesare sulla bolletta degli Italiani, gravata da tanti oneri – che a volte non hanno nulla a che vedere con l’energia – e da una fiscalità eccessiva.


EGP è leader mondiale del settore. Persegue una particolare strategia geopolitica?
**Enel Green Power ha scelto un posizionamento strategico innovativo, non assimilabile a quello di altre aziende. Siamo presenti in 16 Paesi nel mondo e sviluppiamo energia idroelettrica, geotermica, solare, eolica e da biomassa. L’estesa presenza geografica, unita all’esperienza in tutte le più importanti tecnologie, permette infatti di catturare le opportunità di crescita nei mercati più interessanti, sfruttando le tecnologie migliori per quel luogo, in modo da poter estrarre il massimo dal potenziale locale.
Per questo EGP ha l’obiettivo di graduale e progressivo ingresso in nuovi mercati, dove la crescita della domanda elettrica si coniuga con abbondanza di risorse naturali e dove la dinamica demografica assicura prospettive di sviluppo sostenibile nel medio-lungo periodo.


E dove invece, come in Italia, il mercato è maturo?
**Abbiamo concentrato la crescita sui segmenti più interessanti e innovativi, geotermia e biomasse, continuando a lavorare sull’evoluzione delle tecnologie, la ricerca e la riduzione dei costi.


Quanto, per il futuro delle rinnovabili, possono incidere le iniziative in atto nel Bacino del Mediterraneo?
**Entro il 2015 la domanda dei Paesi del Sud e dell’Est Mediterraneo ammonterà al 42 per cento della domanda totale del bacino. Una domanda in continua crescita; basti pensare che nel 2006 era solo il 29 per cento, e in questo contesto la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili svolgerà un ruolo cruciale sia nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica, che sono in drastico aumento, sia in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e sostenibilità economico-ambientale.
Anche qui le rinnovabili non sono più un’alternativa, ma una presenza e una prospettiva certa nel mix energetico dei Paesi, una risorsa per la creazione di crescita economica ed occupazionale, consolidamento di competenze tecniche e regolatorie.


Ritornando nel nostro Paese, spesso si è lamentata la mancanza di una filiera produttiva “interna”. A proposito, come va la “fabbrica fotovoltaica” di Catania?
**Per dar vita ad una filiera produttiva competitiva e creare valore ritengo sia fondamentale essere capaci di innovare. A Catania con 3Sun, la joint venture con Sharp e STMicroelectronics, abbiamo realizzato la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici d’Italia e tra le maggiori in Europa. I pannelli, realizzati con una innovativa tecnologia a film sottile di silicio multi-giunzione, assicurano un’elevata efficienza anche in condizioni ambientali non ottimali e sono frameless, per offrire un ulteriore vantaggio in termini di design e di adattabilità alle varie tipologie di progetti fotovoltaici. In tempi brevissimi sono state raggiunte performance di rilievo grazie all’elevata automatizzazione dei processi, alle nuovissime linee di produzione, nonché certamente alle eccellenti competenze di tutto il personale.


Il concetto di smart ha conquistato anche l’energia. A parte singole e lodevoli iniziative, siamo in presenza almeno di un progetto di sistema, con adeguate infrastrutture?
**Le reti del futuro debbono essere necessariamente smart. Lo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili richiede infatti di cambiare le modalità di uso e progettazione delle reti elettriche, che da passive devono diventare attive e intelligenti, in grado di integrare e gestire in modo flessibile flussi di energia differenti per quantità, qualità, provenienza e programmabilità. Non si tratta di iniziative isolate, ma di un sistema integrato in cui il consumatore riveste un ruolo da protagonista. Enel Distribuzione, che all’interno del Gruppo è la società che gestisce la rete di distribuzione elettrica, ha avviato questo percorso nel 2001, con il progetto Telegestore, che ha visto l’installazione – caso unico al mondo – di 36 milioni di contatori elettronici, tutti teleletti e telegestiti, ed è riconosciuta come leader indiscusso a livello mondiale in questo processo di rinnovamento.

             
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CEO and General Director of Enel Green Power, Francesco Starace can no doubt be placed amongst those who boast the best credentials to speak about renewables and the challenge with no boundaries that a fully Italian company has tackled at a global level.
On the whole, the global economic landscape does not seem - at least so far - to have negatively affected the renewable energy sector in a significant way. “Renewables keep recording a fast-paced growth despite the fact that all the big western economies are still, to a various extent, crisis-ridden. Last year, too, following the real boom recorded in 2011 with the global installed capacity reaching over 1,500 GW, we observed a growth of almost 10 per cent, with global investments touching 270 billion Euros”.
“And the trend - adds Starace - does not seem to be going to stop: market analysts and industry reports have estimated a yearly average growth of almost 9 per cent by 2020, which is in line with the growth pace recorded thus far. And that’s assuming they are not underestimating the real figures, which they have done so far in this industry”.
And the very renewables, by the way, keep providing an all-round solution that suits emerging economies and oldest ones alike. “That is true. The renewable energy industry keeps growing in two main directions: in mature markets, featuring low economic growth and stable energy demand, as well as in emerging markets, where new power generation capacity must be developed to fulfill the needs of a growing population and a growing economy that lead to a higher electric energy demand. Mature and emerging markets have some common features, though: for example, an opportunity for renewable energy players to leverage economies of scales to build up know-how and curb the costs of the different renewable technologies”.
As for the supposed competition between fossil fuels and new sources of energy, Starace’s view is definitely clear: “Their coexistence is not only possible, but definitely necessary. It is high time we stopped calling renewables alternative energy, which we still do too often, and start considering them as fully entitled to be a component in any Country’s energy mix, because they already are de facto”.

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E parlando di sistemi di accumulo e gestione delle fonti rinnovabili non programmabili?

**La gestione dei flussi energetici sulla rete, per garantire un servizio efficace ed efficiente, è uno degli obiettivi da perseguire per il futuro. La ricerca si occupa di elaborare e perfezionare metodi di predizione e gestione della disponibilità di energia da rinnovabili, al fine di programmare meglio l’uso della rete.
Un esempio sono i test sui sistemi elettronici che permettono di gestire in maniera flessibile l’output da parchi eolici e solari. Queste tecnologie, in Spagna, stanno dando ottimi risultati. Usandole per modulare la produzione dei tanti impianti eolici locali, in aggiunta all’accumulo idroelettrico, alla modulazione degli impianti termici e all’import-export di elettricità, in Spagna riusciamo a far funzionare il sistema elettrico anche con un apporto dell’eolico che può variare in poche ore dallo 0 al 50 per cento e più della domanda.


Non le chiedo che cosa chiederebbe ai ministri Zanonato e Orlando… ma – tanto per mettere d’accordo sviluppo e ambiente – non le sembra un po’ strano che in Italia la sindrome Nimby si accanisca soprattutto con le rinnovabili?
**La sindrome Nimby assume spesso una dimensione patologica nel nostro Paese, bloccando la realizzazione delle infrastrutture indispensabili per lo sviluppo, e le rinnovabili non fanno eccezione.
Mi aspetto che quanto fatto dal precedente governo con la SEN (Strategia Energetica Nazionale), che ha dato un indirizzo e ha razionalizzato il dibattito intorno all’energia in Italia, venga tenuto in debita considerazione. I grandi cambiamenti di questi anni e il ruolo sempre più importante che le rinnovabili hanno assunto fanno sì che il mercato elettrico debba essere ripensato e cambiato per cogliere tutti gli effetti positivi – e sono ancora tanti – della green economy. Fermarsi ora vanificherebbe il lavoro e i sacrifici fatti da tutti e lascerebbe ad altri il vantaggio competitivo che abbiamo guadagnato anche attraverso alcuni errori e approssimazioni.


 
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