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Ricci: “Lavorare in sicurezza non è un tabù” Stampa E-mail
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di Davide Canevari



Quando si parla di sicurezza in ambito energetico, di solito il concetto riguarda l’approvvigionamento delle fonti e la possibilità di avere accesso a forniture con adeguate garanzie in termini di qualità, regolarità, costi, diversificazione dei fornitori… C’è però un’altra importante chiave di lettura più legata alla safety negli ambienti di lavoro e dunque alla sicurezza dei singoli lavoratori che operano in ambito energetico, Per approfondire questo aspetto Nuova Energia ha incontrato Giuseppe Ricci, direttore HSEQ (Health Safety Environment & Quality) Eni corporate.



Qual è la filosofia operativa di Eni al riguardo?
**Dopo aver implementato le migliori tecnologie disponibili sugli asset e aver messo a punto un sistema di procedure che ha preso in considerazione tutti i rischi, l’area su cui ci stiamo concentrando di più è quella della crescita culturale di tutti i nostri dipendenti e dei contrattisti che lavorano per Eni, affinché il lavorare in sicurezza e nel rispetto delle regole sia considerato un valore per tutti.

             
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When it comes to energy, the term safety has a variety of meanings… one relates to safety at the workplace, thus safety for each of the resources employed in the energy sector (hence, working in complex, large-sized environments).
To deepen into that subject, Nuova Energia interviewed Giuseppe ricci, head manager at HSEQ (Health safety environment & Quality) Eni corporate. “In the last 5 years Eni has more than halved the number of accidents for its almost 80,000 employees and approximately 150,000 contractors, switching from over 700 accidents to only 313 registered in 2012, with a frequency index equal to less than one accident every two million working hours: an outstanding result, which places us amongst the top oil companies in the world”.
But the goal is to keep improving, until achieving perfection. “I think that the zero accidents target is no longer something that people do not even dare mention, but rather a goal to aim to, involving an ever increasing number of worksites until achieving absolute zero. Keeping the achieved level will definitely be more challenging, because when it comes to safety, it just takes a momentary lapse of attention to destroy all the efforts made in years”.
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Ci può fornire qualche dato sull’incidenza degli infortuni?
**Quando parliamo di sicurezza, tutte le nostre statistiche si riferiscono all’insieme dei dipendenti Eni e al personale dei contrattisti che lavorano per noi. Non facciamo distinzioni. Detto ciò, negli ultimi 5 anni Eni ha più che dimezzato il numero degli infortuni dei suoi quasi 80.000 dipendenti e circa 150.000 contrattisti, passando da oltre 700 infortuni ai soli 313 del 2012, con un indice di frequenza pari a meno di un infortunio ogni due milioni di ore lavorate; un traguardo eccezionale, che ci posiziona al top tra le oil company a livello mondiale.



E per quanto riguarda la tipologia?
**Le cause degli infortuni sono prevalentemente di tipo comportamentale: disattenzione, superficialità, eccessiva confidenza e mancato rispetto delle regole e procedure. Sono molto rari gli infortuni dovuti a problemi di processo o strutturali.
Riguardo alla tipologia, i più frequenti tra gli incidenti gravi riguardano gli incidenti stradali, le cadute dall’alto e gli schiacciamenti o urti. Per gli incidenti lievi le tipologie più frequenti sono gli inciampi o scivolamenti, gli urti o i tagli.





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