COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
INFO@COMUNI - La green economy prova a salvarci dalla crisi Stampa E-mail

25 gennaio 2013 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - La crescita dell’economia verde può fornire un contributo determinante alla soluzione di gravi problematiche economiche e ambientali. Le analisi contenute nel Rapporto Enea indicano i benefici di una accorta politica di incentivi: si stima che nel periodo 2010-2020 si creerebbero 130 miliardi di investimenti e 160 mila nuovi posti di lavoro.

Da tempo, si parla tanto di crisi e molti - oltre a non volerne più parlare - vorrebbero vederla scomparire. Bella impresa. Non mancano teorie o ricette, più o meno condivisibili ma c’è anche chi nutre una convinta e documentata certezza così sintetizzabile: “La green economy ci salverà da due crisi: quella economica e quella climatica”.
È questa la premessa del rapporto sullo stato dell’economia verde in Italia presentato recentemente dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile con Enea. Intanto, ricordiamo brevemente, lo specifico della green economy: si tratta di ecoinnovazione, efficienza e risparmio energetico, fonti rinnovabili, gestione dei rifiuti, agricoltura di qualità ecologica e mobilità sostenibile. Insomma, un ampio spettro di attività nelle quali si intrecciano economia e ricerca.
Gli investimenti verdi - così sostiene lo studio - potrebbero determinare nei prossimi anni un importante abbattimento delle emissioni di CO2 a livello italiano e internazionale con innegabili benefici per la salute di tutti. E, nondimeno, per l’economia del nostro Paese. Dallo studio emerge che a fronte dell’erogazione di incentivi, il saldo per lo Stato risulterebbe positivo e non solo per casse pubbliche.
Ecco la stima contenuta nel rapporto: a fronte di un onere netto per lo Stato cumulato nel periodo 2010-2020 di 16,6 miliardi di euro, si risparmierebbero circa 31 miliardi di euro in energia e minori emissioni di CO2.
C’è dell’altro, altrettanto stuzzicante. Infatti, gli incentivi metterebbero in movimento 130 miliardi di euro di investimenti, generando una produzione industriale di 238,4 miliardi di euro e 160mila nuovi posti di lavoro. Uno scenario a portata di mano, basta volerlo. Ma adesso come se la passa l’Italia? È competitiva a livello internazionale? Viene presa ad esempio l’ecoinnovazione che potremmo definire la rampa di lancio per produrre sostenibilità ambientale. L’Italia staziona al sedicesimo posto tra i Paesi dell’UE preceduta da Repubblica Ceca e Francia con un numero di brevetti modesto (meno di 500 l’anno contro gli oltre 2mila del Giappone) mentre le esportazioni di prodotti green sono diminuite dell’11,9 per cento tra il 2009 e il 2011.
Più confortanti i dati sugli stanziamenti pubblici in favore dell’ecoinnovazione, aumentati del 9,54 per cento nello stesso periodo e sul personale coinvolto in attività di Ricerca e Sviluppo (più dell’1,3 per cento rispetto alla forza lavoro complessiva del Paese).
Magari ci buttiamo alle spalle un po’ di crisi e aiutiamo l’ambiente.


Leggi le altre news

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com