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INFO@COMUNI - L’umido non è da meno rispetto agli altri rifiuti Stampa E-mail

30 novembre 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Con circa 4,5 milioni di tonnellate trattate nel 2011, l’umido è il rifiuto urbano più raccolto in Italia; gli spetta circa il 40 per cento della raccolta differenziata complessiva (contro il 36 per cento del 2010); più di carta, plastica e vetro. Lombardia e Veneto sono le regioni più virtuose, mentre Campania, Sicilia e Lazio quelle che hanno registrato una maggiore crescita. Sempre più attivo il settore del compostaggio.

Vetro, alluminio, carta, plastica, legno, apparecchi elettronici, pneumatici… e via riciclando. L’elenco delle tipologie di rifiuti sono molteplici ma sarebbe un vero peccato trascurare il cosiddetto umido. Sarebbe anche ingiusto quasi fosse figlio di un dio minore, quale non è. Basta considerare che con circa 4,5 milioni di tonnellate trattate nel 2011, l&umido è il rifiuto urbano più raccolto in Italia; gli spetta circa il 40 per cento della raccolta differenziata complessiva (contro il 36 per cento del 2010), più di carta, plastica e vetro. Lombardia e Veneto sono le regioni più virtuose, mentre Campania, Sicilia e Lazio quelle che hanno registrato una maggiore crescita.
Ma qual è identikit dell’umido? Sbrigativamente, si potrebbe dire che è quanto non va nei cassonetti dei materiali sopraelencati ma per essere più precisi (gli addetti ai lavori lo chiamano frazione organica) si può affermare che alla famiglia dell’umido appartengono gli avanzi di cucina (gusci d’uova, scarti di verdura), fiori recisi e piante domestiche, fondi di caffè e filtri di the, foglie secche e rami, ceneri spente dei caminetti e salviette di carta unte.
A queste voci se ne possono aggiungere altre ma in caso di dubbio le aziende deputate alla raccolta e al trattamento non lesinano informazioni e chiarimenti. Ciò che è davvero chiaro è che con tutti questi scarti si ottiene il compost, un fertilizzante ottenuto attraverso procedure naturali. Ovvero, il tutto viene decomposto dai microrganismi presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo vitale. Se così non fosse, si passa alla discarica.
E l’Italia come se la cava? Gli impianti di compostaggio sono 257 (65 per cento al Nord, 16 per cento al Centro e 19 per cento al Sud) e si stima che entro il 2020 la raccolta dell’umido possa toccare i 6,5 milioni di tonnellate, con 109 kg pro-capite rispetto ai 68 di oggi. Buttando lo sguardo oltre confine, si segnala il caso virtuoso della Svezia dove soltanto l'1 per cento dei rifiuti casalinghi finisce nelle discariche contro il 38 per cento della media UE.
Ritornando a casa nostra, in vent’anni sono circa 42 i milioni di tonnellate di scarti organici trattati, quasi una volta e mezza la produzione nazionale di rifiuti urbani. Il risultato? Ogni anno si evitano 5 milioni di tonnellate di anidride carbonica e si producono 1.400.000 tonnellate di fertilizzanti organici. Ed ancora, il giro d’affari del compostaggio dà occupazione a 3 mila addetti. L’auspicio che il settore cresca non è proprio da scartare.


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