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Nulla di nuovo sotto il sole… a parte i pannelli, ovviamente. Ormai è una costante, quasi una persecuzione. La lettura dei quotidiani pubblicati 20 anni or sono mostra sorprendenti parallelismi tra ieri e oggi. In tutti i campi: economia, politica, industria (le questioni Fiat e Ilva sono le più critiche), costume (a fine settembre 1992 Adriano Celentano tornava in tv, su Rai Tre, predicando contro malgoverno, sprechi e spese altrui), ambiente e naturalmente energia.

Qualche esempio? Gas liquefatto, la Snam in Qatar per un business da 11 mila miliardi (Sole 24 Ore, 4 settembre); Al via il progetto Snam per il metano del Qatar (Sole 24 ore, 29 ottobre). E allora, dirà qualcuno, che c’entra con oggi? Una volta rigassificato il metano potrà essere immesso nel sistema dei metanodotti (…) già collegati alla rete europea, con particolare attenzione alle nazioni centrali dell’Europa (…) e ad alcuni Paesi dell’ex impero sovietico. Riassunto in tre lettere: hub. Già, Italia come hub del gas europeo; idea rivoluzionaria di cui ancora oggi si parla come realizzazione prossima ventura (vedremo nel 2032 come starà procedendo).

Il Bel Paese, sempre a corto di fondi, è in deflazione (nel 1992 c’era la crisi come oggi, ma almeno i prezzi erano in calo) e annuncia ulteriori aumenti delle tasse. Qualcuno fa i conti sulle accise in campo energetico e si accorge che su benzina, diesel e gasolio per riscaldamento gravano addizionali senza pari negli altri Paesi della UE. Mercato unico: quasi ultimato il pilastro delle imposte dirette comuni (Sole 24 Ore, 7 settembre).
Sempre per far cassa, lo Stato pensa alla (s)vendita dei suoi gioielli e l’Italia perde per strada uno dei marchi storici del proprio patrimonio energetico, Nuovo Pignone (Emergenza economia – partono le privatizzazioni; Corriere della Sera, 16 settembre). Oggi la campana sembra dover suonare per Ansaldo Energia…

Il cane a sei zampe punta ad essere sempre più protagonista in Africa. Agip trova il petrolio nel mare del Congo. Il giacimento “vale” 675 mila tonnellate l’anno (Sole 24 Ore, 8 settembre) - e pensare che proprio nelle scorse settimane l’attuale a.d. di Eni, Paolo Scaroni, ha sottolineato l’importanza di quest’area del Pianeta nelle future strategie aziendali del Gruppo - ma non disdegna certo il Medio Oriente: Saipem riparte dal Golfo. La caposettore dell’ENI firma accordo da 2 mila miliardi con i petrolieri iraniani (Corriere della Sera, 16 settembre).
Come sempre, non mancano le buone intenzioni a tendere. Sul domani è grande l’ottimismo, e c’è piena fiducia nello sviluppo tecnologico pronto a sfornare soluzioni rivoluzionarie e ambientalmente compatibili. Nuova energia senza inquinanti. Generata dalle celle a combustibile si utilizzerà nelle città. Le caratteristiche del primo impianto europeo (il secondo al mondo) avviato dall’AEM di Milano (Corriere della Sera, 1 settembre). A Roma viene annunciato il lancio del reattore sperimentale ITER e si promette il completamento del programma entro il 2005 (Sole 24 Ore, 15 settembre). La strada verso la fusione nucleare sembra essere ormai in discesa.

Sempre in tema di grandi aspettative più o meno deluse, questa rubrica lancia un appello in stile Chi l’ha visto? La cronaca di 20 anni or sono annunciava infatti due straordinarie scoperte destinate a mutare i destini del Pianeta energia (in senso lato). Una polvere magica che cattura l’energia del sole. Due chimici americani di Princeton hanno scoperto un composto dalle eccezionali proprietà, C’è già chi parla di premio Nobel (Corriere della Sera, 3 settembre); Salpa l’ancora nel mare di Kobe la nave a propulsione magnetica (Sole 24 Ore, 8 settembre). Ebbene, che fine hanno fatto queste due promettenti tecnologie?
Il nucleare in Italia continua a vivere un profondo conflitto generazionale. Nessuno spazio per le tecnologie attuali, sia ben chiaro, ma grandi aperture su quelle che verranno: ENEL ammesso al club delle centrali nucleari sicure. Ulteriore passo in avanti anche per l’Italia nella corsa ai reattori nucleari cosiddetti passivi che le industrie americane stanno progettando (Sole 24 ore, 1 ottobre). Dal DOE la notizia viene colta con una punta di ironia. Negli USA abbiamo ritenuto inutile chiudere gli impianti elettronucleari; proprio per questa nostra decisione siamo rimasti sorpresi che in Italia, sebbene gli impianti utilizzati fossero simili ai nostri, si sia presa una decisione diametralmente opposta (I tecnici USA sono sorpresi dalla rinuncia italiana all’atomo; Sole 24 Ore, 1 ottobre). N

el settore rifiuti prosegue lo stato di crisi, anche se 20 anni or sono il baricentro dell’allarme era (come noto) spostato più verso Nord. Le cause sono risapute (un insufficiente ricorso alla termovalorizzazione) e i rimedi scontati (portare oltre confine la spazzatura, per farla bruciare soprattutto in Francia, Germania e UK). L’Europa ci mette dietro la lavagna. Emergenza rifiuti in Alta Valtellina, Sondrio progetta maxi-inceneritore (Corriere della Sera, 3 settembre); Inceneritori merce rara (Corriere della Sera, 15 settembre); Italia povera di inceneritori costretta a esportare i rifiuti. Difficile da attuare in tempi brevi il nuovo regolamento CEE (Sole 24 Ore, 23 ottobre).








D’accordo. In questi ultimi 20 anni buona parte dei sogni energetici sono rimasti in fase REM, senza alcun concreto risveglio. E molti dei problemi sono tuttora irrisolti o si ricorre cocciutamente alle soluzioni poco efficaci di ieri. Ci può anche stare. Ma almeno in campo economico, politico, sociale, il clima sarà cambiato (questa volta senza responsabilità alcuna della CO2)?
Giudicate voi…

Il Bel Paese perde di credibilità presso gli investitori stranieri: L’Italia? È inaffidabile. E il Giappone investe di meno (Sole 24 Ore, 29 ottobre). Altro che spread del ventunesimo secolo. Il governo - udite, udite! - proclama guerra alle inefficienze, ai privilegi, alla corruzione, per fronteggiare l’emergenza economia, cercando però di non penalizzare le classi più deboli. “Evasori tremate”, il ministero delle Finanze minaccia controlli a raffica. Auto blu sotto stretta sorveglianza. Scalfaro: sacrifici sì, ma per tutti e divisi in modo proporzionale (Corriere della Sera, 10 settembre).

Intanto il Paese si dibatte in una crisi senza precedenti (qualcuno ha notato che anche oggi stiamo dicendo la stessa cosa?). Le fabbriche ripartono in salita. Crisi per la prima volta in 30 anni nelle piccole aziende. Nella piccola impresa si riapre con l’incubo di chiudere presto (Corriere della Sera, 3 settembre); L’Italia sfiora il baratro. Drammatico venerdì per la lira. Eccezionale aumento del tasso di sconto. Amato in tv chiede sacrifici più duri. L’industria è ormai alle corde. Abete chiede un incontro urgente con il governo. Per Monti (allora “solo” rettore della Bocconi, ma già ben posizionato sulle colonne dei giornali, ndr) scelta costosa ma coerente (Corriere della Sera, 5 settembre); Italia, sacrifici e caos. Confindustria: subito un segnale forte. Baby privilegi addio. Tangenti, il pugno di Martini. Dal cardinale duro monito a tutti: “Né disonesti, né indifferenti” (Corriere della sera, 9 settembre); Partono le privatizzazioni, sarà ceduto anche il patrimonio immobiliare degli IACP (Corriere della Sera, 30 settembre); Cambia la vita degli italiani. Provvedimenti da tempo di guerra. Tra tasse più dure e tagli allo Stato sociale una maxi stangata da 93 mila miliardi. Confindustria e sindacati uniti dalla crisi (Corriere della Sera, 18 settembre).

Giochino poco divertente. Provate a sostituire i nomi di allora - Giovanni Goria, Oscar Luigi Scalfaro, Raffaele Costa, Luigi Abete, Franco Reviglio… - con quelli di oggi e diteci, di grazia, cosa è cambiato. OK, qualcosa è cambiato. Ma solo nel rapporto - almeno in apparenza costruttivo - tra industria e sindacato; e questo davvero non consola.

A proposto, anche in quel di Taranto oggi non c’è nulla di nuovo sotto il sole, tranne la valuta con cui si quantizzano i buchi di bilancio e gli interventi necessari: In crisi a Taranto i fornitori Ilva: stipendi dimezzati (Sole 24 Ore, 4 ottobre); Ilva chiede 2.400 miliardi di fondi per riportare i conti in equilibrio (Sole 24 Ore, 20 ottobre); Ilva dà vita a due società e si carica di tutti i debiti. Si profila aria di crisi nell’accordo con Falck (Sole 2 Ore, 29 ottobre). Ma guarda?!? Il bubbone esploso nei mesi scorsi in realtà era già infetto vent’anni fa...

 
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