Contro i luoghi comuni e il montante populismo contro la “finanza” e la finanziarizzazione dell’economia occorre fare barriera, specialmente nel campo dell’energia. Mi scuserà il lettore se uso argomentazioni piuttosto semplici e banali.
Ecco la storia. Nel passato, un singolo armatore investiva 100 per la nave che riportava le spezie preziose dall’Oriente, con il rischio di perdere 100 in caso di tempesta che affondava la nave e la prospettiva di vendere il carico a 200 e fare 100 di profitto netto in caso contrario.
Oggi, lo stesso armatore investe 100 nel carico della nave e mentre la nave viaggia lo vende “sulla carta” a 101 il giorno dopo; l’acquirente finanziario lo vende a un altro a 102 il giorno successivo e così via per una decina di giorni; ognuno ha un guadagno di 1; poi la notizia di un uragano costringe il finanziere che aveva comprato a 110 a rivendere a 109 subendo una perdita di 1. La buona notizia che la nave continua in buona salute la navigazione fa ripartire la compravendita di carta. Alla fine del viaggio con successo l’ultimo finanziere compra a 199 e rivende il carico al porto a 200.
Si sono create 100 “navi di carta” anche se il risultato finale è che il consumatore paga alla fine comunque 200. Ma nel frattempo la diversificazione del rischio ha suddiviso su molti il guadagno netto, ma anche le perdite [...].
L'articolo completo è disponibile solo per gli abbonati.
Per maggiori informazioni è possibile contattare la redazione.
Telefono 02 3659 7125 e-mail
Questo indirizzo di e-mail è protetto dal spam bots, deve abilitare Javascript per vederlo