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INFO@COMUNI - Avanti così! Nel 2011 recuperati tre imballaggi su quattro Stampa E-mail

28 settembre 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Nel 1998 erano uno su tre. In Italia, tuttavia, la raccolta differenziata complessiva in media non supera il 35 per cento, mentre il 52 per cento dei rifiuti finisce in discarica. L’industria del riciclo supera in fatturato quella del tessile e sta alla pari con il settore della cosmetica. Oggi il 90 per cento degli imballaggi in cartone è prodotto con materiali riciclati.

Nel 2011 sono stati recuperati tre imballaggi su quattro. Sembra poco? Nel 1998 erano uno su tre. Sembra poco un incremento del 140 per cento? Allora? Beh, manifestare un po’ (o molta) soddisfazione per il conseguimento di questo risultato è lecito. La può manifestare anche il nostro Paese, lo si vedrà dopo in dettaglio, che sta percorrendo la difficile strada del recupero e del riciclo dei rifiuti.
Un percorso obbligato e che vede particolarmente impegnato il Conai, il consorzio al quale aderiscono quasi un milione e mezzo di aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi. Grazie a questo sistema consortile, che ha messo a punto l’intero processo di raccolta e valorizzazione dei rifiuti urbani, in dodici anni sono stati corrisposti ai Comuni 298 milioni di euro. Una cifra consistente ma di modesta entità se rapportata all’entità di altri benefici, come testimonia uno studio della società di consulenza Althesys.
Infatti, la gestione dei rifiuti di imballaggio ha generato dal 1998 al 2011 in Italia benefici netti per 9,3 miliardi di euro che comprendono l’annullamento dei costi di smaltimento, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e la generazione delle cosiddette materie prime seconde. Una piccola sosta per spiegare quello che può sembrare un gioco di parole. Con la dicitura materie prime seconde si fa riferimento a materiali come alluminio, materiale ferrosi, carta, plastica, legno e vetro che hanno grande valore economico in quanto sopperiscono, almeno in parte, alla storica carenza di materie prime vergini.
Tutto a posto? Non proprio. La raccolta differenziata complessiva in media non supera il 35 per cento, mentre il 52 per cento dei rifiuti finisce ancora in discarica. Serve quindi un ulteriore sforzo in un rapporto di stretta collaborazione tra cittadini, aziende, istituzioni e sistemi consortili per conseguire obiettivi dalla Direttiva Rifiuti 98/2008. Qualche esempio? Entro il 2020 dovrà essere riciclato almeno il 50 per cento dei rifiuti di carta, metalli, plastica e vetro prodotti nel nostro Paese.
Nel frattempo, e non è cosa da poco, il 90 per cento degli imballaggi in cartone è già prodotto oggi con materiali riciclati e nel settore dei detergenti si è ridotto del 50 per cento volume e peso dei contenitori con l’utilizzo di prodotti concentrati.
Differenziare e riciclare gli imballaggi fa bene all’ambiente e pure alla nostra economia. Infatti, nel 2011 il fatturato dell’industria del riciclo degli imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro e dal relativo indotto è stato stimato in 9,5 miliardi di euro (8,8 miliardi l’anno precedente). Se poi si passa al quadro complessivo della green economy, non deve stupire che l’industria del riciclo se la gioca alla grande… collocandosi in testa - nel 2012 - alla graduatoria davanti alle fonti rinnovabili.
Non mancano le sorprese, se usciamo da questo ambito economico entrando in quello di settori produttivamente e storicamente più radicati. L’industria del riciclo, infatti, batte di poco più di un miliardo il fatturato del tessile e sta alla pari con la cosmetica. Insomma, il riciclo è bello, anche senza trucco.


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