di Nicolas A. Barnes
Sulla Conferenza delle Nazioni Unite Rio+20 svoltasi a fine giugno venivano riposte speranze che purtroppo sono andate (ancora una volta) in massima parte deluse. Quanti si attendevano che, nonostante la crisi economica globale, questo evento sarebbe stato – come lo fu la Conferenza del 1992 – la pietra miliare di un new deal del processo di sviluppo sostenibile, devono riconoscere che la previsione si è dimostrata fallace.
La Dichiarazione finale The future we want è sostanzialmente una formulazione di principi e di obiettivi generici (peraltro ampiamente condivisibili), mentre manca l’indicazione puntuale delle azioni conseguenti all’attesa attualizzazione dell’Agenda dell’Earth Summit del 1992. I giudizi sul successo della Conferenza sono stati come sempre accade contrapposti.
[...] Tra gli argomenti discussi nella Dichiarazione va segnalato il ruolo centrale per lo sviluppo sostenibile assegnato al settore dei trasporti e alla mobilità. “Noi riconosciamo – recita la Dichiarazione – l’importanza del movimento efficiente di persone e beni e l’accesso a trasporti ambientalmente compatibili, sicuri e affidabili, come mezzo per promuovere l’equità sociale, la salute, la resilienza delle città, i rapporti tra zone rurali e urbane”. La mobilità urbana è diventata, come tutti possiamo osservare, un elemento di sviluppo delle città ma è, nello stesso tempo, la fonte principale delle problematiche di carattere ambientale, sociale ed economico che colpiscono in particolare le più estese conurbazioni metropolitane.
[...] Se guardiamo alle mega città attuali osserviamo che già oggi la criticità del sistema dei trasporti comporta una perdita economica significativa. Ad esempio, i lavoratori di Città del Messico, pur residenti in città, impiegano oltre tre ore per raggiungere il posto di lavoro, e la cronica congestione del traffico nell’agglomerato di Seoul e delle altre grandi città della Repubblica di Corea costa l’equivalente del 3 per cento del PIL. Apparentemente senza speranze è il caso di San Paolo del Brasile (20 milioni di residenti e 9 milioni di persone che entrano giornalmente in città) dove la paralisi del traffico è norma 20 ore su 24; nei mesi passati si sono registrate code per il traffico fino alla stratosferica dimensione di 216 chilometri. [...]
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