di G. B. Zorzoli
Ritorna, immancabile, la Strategia Energetica Nazionale, in arte SEN. Probabilmente un governo italiano non si sente tale se, attraverso il suo ministero dello Sviluppo economico, periodicamente non ne annuncia l’imminente varo. Sono passati esattamente quattro anni da quel 25 giugno 2008, quando venne varato il Decreto legge n. 112 (convertito in legge il 6 agosto successivo) il quale, fra le “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” all’articolo 7 stabiliva che entro sei mesi il Consiglio dei Ministri avrebbe definito la Strategia Energetica Nazionale, destinata a indicare “le priorità per il breve ed il lungo periodo” e a contenere “la determinazione delle misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato” una serie di obiettivi, fra cui quelli meglio definiti erano: diversificazione delle fonti di energia e delle aree geografiche di approvvigionamento; miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e sviluppo delle infrastrutture; promozione delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza energetica; realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare; promozione della ricerca sul nucleare di quarta generazione o da fusione; incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico.
I quattro anni trascorsi sono stati sufficienti a imprimere più di una ruga su questi obiettivi. Non solo per la scomparsa del nucleare e per l’incremento degli investimenti in R&S trasformato in decremento (con una spinta ulteriore in tal senso data dai 6,56 milioni annui in meno all’Enea, contemplati del Decreto legge sulla spending review), ma per la totale assenza di qualsiasi riferimento al downstream petrolifero, che già allora qualche segnale di malessere l’aveva manifestato.
Sei mesi per varare un documento così impegnativo da parte di un governo appena nato, per di più con il passaggio intermedio di una Conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente, che avrebbe dovuto fornire suggerimenti per la stesura definitiva della SEN, sembrò subito una sfida azzardata (per chi scrive, fu l’occasione per vincere una facile scommessa).
Tuttavia, con qualche mese in più l’impresa era tecnicamente fattibile e avrebbe fornito al governo in carica il quadro di riferimento per scelte operative di politica energetica coerenti con gli obiettivi di medio-lungo termine; possibilmente destinato a rimanere tale anche oltre la fine della legislatura, se condiviso con la parte più rilevante dello schieramento in quel momento all’opposizione. Non se ne fece nulla, perché già allora i nodi da sciogliere e le contraddizioni presenti negli obiettivi indicati sarebbero venuti impietosamente alla luce nel corso della messa a punto della SEN, imponendo scelte e ripensamenti talvolta anche drastici. [...]
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