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INFO@COMUNI - Robin Tax, una freccia che fa male all’energia e ai cittadini Stampa E-mail

28 giugno 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Il nome di questo provvedimento legislativo si ispira a Robin Hood e consiste in una tassa che colpisce pesantemente i bilanci delle aziende energetiche, sottraendo risorse per il miglioramento dei servizi alla clientela. Penalizzati gli sforzi di chi opera con l’obiettivo di produrre valore e utili da reinvestire nel territorio.

Chi non conosce Robin Hood? I film che lo vedono protagonista hanno conquistato generazioni di spettatori. Quelli a cavallo tra film muto e sonoro ammirando Douglas Fairbanks ed Errol Flynn, quelli più giovincelli inclini agli effetti speciali utilizzati da Kevin Kostner e Russell Crowe. Tutti nel buio della sala immedesimati nelle gesta dell’eroe che ruba ai ricchi per dare ai poveri (l’antipaticissimo sceriffo di Nottingham ne sa qualcosa…).
Insomma, un Robin simpaticone che mette a posto le cose diventando a suo modo un tassatore (ovviamente, dalla parte giusta…). La sua fama dura da molto tempo al punto che ha ispirato il nome di una tassa introdotta in Italia nell’estate del 2008. Ecco, quindi, che si tocca un argomento non proprio entusiasmante in questi tempi per i contribuenti. Bisogna, tuttavia, parlarne e per alleviare la pena la sintesi è di rigore… Il provvedimento legislativo si chiama Robin Tax e nelle intenzioni doveva colpire gli extraprofitti dei “petrolieri” dovuti alla crescita “speculativa” delle quotazioni del greggio e del gas. In concreto, era prevista una maggiorazione dell’aliquota IRES del 5,5 per cento.
In sintesi, come promesso, ecco gli sviluppi. Oltre alle proteste, seguirono contenziosi giuridici (con pronunciamenti nei vari gradi di giudizio) e un’evoluzione che in Italia è naturale. Ovvero, l’aumento della tassa. Il Decreto legge 13 agosto 2011, n. 138 ricorda qualcosa? E la sua conversione con la Legge 14 settembre 2011 n. 148? Se il linguaggio burocratico non aiuta la memoria, ecco un aiuto se si rammenta la manovra bis o manovra di Ferragosto. Nell’occasione la “vecchia” Robin Tax ringiovanì con un inasprimento dal 6,5 al 10,5 per cento ed una estensione dei soggetti interessati includendo nuovi contribuenti.
In dettaglio, l’addizionale IRES 2008 venne estesa a trasporto, distribuzione del gas naturale, a trasmissione, dispacciamento e a distribuzione dell’energia elettrica (oltre che alla sua produzione e commercializzazione, come era già previsto), a produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Va da sé che il provvedimento ha suscitato un coro di contestazioni, il cui contenuto è così riassumibile. La situazione delle aziende energetiche è condizionata dal calo della domanda (si consuma di meno) e dalla necessità di far fronte ad investimenti considerevoli (ad esempio, nelle rinnovabili e nell’adeguamento delle reti/infrastrutture). In altre parole, la leva fiscale deprime la propensione agli investimenti e conseguentemente la competitività delle aziende. In particolare, quelle che operano nell’ottica di creare valore e utili e che quest’anno mostrano bilanci certamente positivi ma che avrebbero potuto esserlo di più. Soprattutto con iniziative a favore della clientela. Chissà che cosa ne pensa Robin Hood? La sua legge resterà valida fino al periodo di imposta 2013; poi, l’aliquota ritornerà al 6,5 per cento. Non è una grande consolazione, nemmeno per l’arciere di Sherwood.


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