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Eni-Snam, si poteva fare di meglio ma almeno è stato fatto Stampa E-mail
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di Giuseppe Gatti



L’incestuoso connubio tra Eni e Snam è stato finalmente sciolto e, bisogna riconoscere, con grande celerità, una volta assunta questa tormentata decisione: la Cassa Depositi e Prestiti rileverà il 30 per cento di Snam per un controvalore di 3,5 miliardi di euro ed Eni collocherà sul mercato (a tempi stretti, ha dichiarato Paolo Scaroni) il restante 22 per cento ancora in suo possesso.
Un passo avanti nel processo di liberalizzazione, che non giustifica per altro miracolistiche attese sul fronte dei prezzi e che lascia non poco amaro in bocca. Vediamo intanto l’aspetto prezzi, che è stato sottolineato, impropriamente, da quasi tutta la stampa italiana. Come noto, le tariffe di trasporto, come di distribuzione, sono regolamentate, definite quindi dall’AEEG e l’assetto proprietario è assolutamente ininfluente nella loro determinazione. Non vi è perciò motivo per credere che la separazione proprietaria possa generare nel breve e medio termine alcun vantaggio per i consumatori.


Tra l’altro la rete gas ha un assetto di gran lunga migliore di quella elettrica e non presenta oggi elementi di congestione il cui “sbottigliamento” possa indurre una riduzione dei costi. Sgombriamo allora il terreno da queste illusioni. Non di meno, rimane importante garantire la terzietà della rete, rispetto all’incumbent: in passato Eni ha ostacolato in tutti i modi lo sviluppo dei rigassificatori in Italia, perché avrebbero ridotto il ruolo strategico dei gasdotti di cui era proprietaria, ed è questo che bisogna evitare. Le note amare sono due: la prima è legata agli errori commessi nell’avvio della liberalizzazione del mercato gas, quando si consentì ad Eni di mantenere in proprio (senza conferirli a Snam) i gasdotti di adduzione del gas in Italia (dalla Russia come dall’Algeria, dall’Olanda e dalla Norvegia), con un doppio controllo quindi della capacità d’importazione: sul prodotto, perché le furono lasciati tutti i contratti (mentre Enel dovette vendere una parte significativa della propria capacità di produzione), e sulle infrastrutture di trasporto. [...]



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