COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
De Bellis: “L'intelligenza... sta nella filiera” Stampa E-mail
Torna al sommario del dossier

di Davide Canevari


Proviamo a fare un gioco di parole e a considerare smart come un acronimo. Tra le combinazioni possibili, una potrebbe essere la seguente: Soltanto Moda Anziché Rivoluzione Totale. Una forzatura? Probabilmente sì; ma resta un fatto. Da qualche tempo a questa parte l’uso del termine smart è sicuramente sconfinato nell’abuso. Città, edifici, reti, sistemi, processi… tutto ambisce a qualificarsi come smart, come se l’aggettivo bastasse, da solo, per conferire un attestato di sostenibilità e compatibilità ambientale.


Dunque, solo una moda o qualcosa di più concreto? Nuova Energia lo ha chiesto ad Antonio De Bellis, responsabile della Local Business Unit Network Management divisione Power Systems ABB e Business development manager per le smart grid nella regione mediterranea.


“Più che una moda, forse, rischia di ridursi a un’esigenza di marketing o uno specifico (ma non capillare) interesse imprenditoriale. Guardando al mercato italiano, si ha infatti l’impressione che non ci sia un approccio globale, finalizzato ad una crescita dell’intelligenza del sistema energetico nel suo complesso; piuttosto la presenza di singole aziende o iniziative alla ricerca di un proprio spazio di mercato”.



Un esempio, nel concreto?
**Penso al decreto legge 2472-B Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, che prevederebbe di “realizzare e installare su suolo pubblico le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici dotate di misuratore elettronico telegestito”. Questa disposizione prevederebbe anche che “Comuni, Province e Regioni inseriscano nei piani di mobilità disposizioni per la pianificazione e realizzazione di una rete pubblica di ricarica per veicoli elettrici, attraverso convenzioni con le società di distribuzione”. Inoltre stabilirebbe che dal 1° gennaio 2013 “per ottenere il titolo abilitativo per gli edifici di nuova costruzione e per le ristrutturazioni sarà necessario installare infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici”.


Di primo acchito una disposizione lungimirante…
**Che forse, però, dà troppa importanza al ruolo delle utility come motori del cambiamento. Siamo davvero convinti che questa sia la modalità più giusta? Che riempire le strade e i siti di interesse pubblico di ricariche lente (si fa riferimento a una ben specifica tecnologia) sia la soluzione ideale? Forse il target al quale rivolgersi in questa fase iniziale potrebbe essere un altro; un’utenza che impiega il veicolo elettrico in modo massivo e che ha quindi l’esigenza di tempi di ricarica più contenuti.
Forse sarebbe meglio lasciare più libertà di azione all’iniziativa imprenditoriale dei singoli, senza tracciare una strada così precisa e decidere di supportare un modello di business molto orientato alle società di distribuzione. Sia chiaro, questa non vuole essere una dichiarazione di ostilità nei confronti delle società di distribuzione, in prima linea nel promuovere il cambiamento. Altresì, come fornitore di componenti e colonnine non potrei non essere felice per questi presupposti. Con tali premesse, riterrei più utile per tutti una maggiore libertà d’azione.


Quindi siamo ancora lontani da un vero cambiamento culturale e di approccio?
**Non del tutto. Se ampliamo l’orizzonte dello sguardo oltre l’Italia, sono molti i segnali a livello planetario che parlano di un cambiamento radicale in atto e non di una semplice moda passeggera.


Anche questa volta, le chiedo un esempio concreto.
** Paesi insospettabili e spesso citati come grandi inquinatori hanno deciso di intraprendere questa strada. È il caso della Cina, che recentemente ha messo in opera il più grande sito di stoccaggio per le energie prodotte da fonti rinnovabili ad oggi esistente al mondo. Si tratta di un sistema storage di batterie agli ioni di litio da 36 MWh complessivi asservito a un parco eolico da 100 MW e a un impianto fotovoltaico da 40 MW. Un sistema intelligente che permette di superare i problemi di discontinuità e non programmabilità tipici delle nuove rinnovabili.
Per altro l’investimento – per complessivi 500 milioni di dollari – rappresenta solo il primo mattone di un progetto più ampio e articolato. Sono segnali da non sottovalutare, per gli impatti e le ripercussioni che potrebbero avere anche su di noi in un prossimo futuro. Mi piace inoltre ricordare in questa direzione la recentissima acquisizione del Gruppo ABB di Powercorp, società australiana che fornisce sistemi che dinamicamente immagazzinano e rilasciano energia in risposta a modifiche di frequenza e voltaggio per stabilizzare reti di piccole dimensioni o remote. Queste soluzioni aiutano a mantenere potenze stabili e di qualità, minimizzando al contempo l’impatto ambientale.


Tornando in Italia…
Come detto, non mancano le case history di successo. Tanto di cappello, ad esempio, per l’esperienza di Enel con i contatori digitali. Però lascia un po’ l’amaro in bocca constatare che proprio sul tema delle smart grid tutto ciò non si è concretizzato in un approccio industriale a livello di Sistema Paese. Alcuni passaggi della filiera – in particolare per quanto riguarda proprio la componente industriale – si sono persi per strada. E questo anche per una obiettiva difficoltà a pianificare investimenti di medio e lungo periodo in un Paese dove manca da troppo tempo un Piano energetico nazionale.
Malgrado i fattori handicap, industrialmente in Italia disponiamo di un notevole potenziale, internazionalmente riconosciuto. Rimanendo in ambito ABB, è stato recentemente inaugurato nello stabilimento di media tensione di Dalmine lo Smart Lab, un laboratorio espressamente dedicato alle smart grid nel quale, con componenti reali, viene simulata una rete di distribuzione dell’energia elettrica di media tensione in configurazione magliata, comprensiva di stazioni di trasformazione media tensione/bassa tensione, carichi e generatori connessi alla rete.
Tutte le unità ABB coinvolte nelle smart grid hanno contribuito alla realizzazione di questo laboratorio, in continua crescita ed evoluzione, meta di visita anche da parte di colleghi ABB e clienti dall’estero.


Ma non è un po’ riduttivo parlare solo di reti?
**Nella mia accezione, il concetto di smart grid non è limitato alla distribuzione. Quando parliamo di efficientamento, affidabilità, sicurezza, andiamo inevitabilmente ad incidere sul sistema energetico nel suo complesso e nei suoi vari aspetti. Si tratta quindi di concepire interventi complessi, non puntuali, ma su scala globale.
In questo scenario, dove è coinvolta tutta la filiera elettrica, si aprono poi aspetti altamente specialistici. Per spiegarci porto all’attenzione un aspetto derivato, prendendo spunto da quanto stiamo facendo presso il centro ABB di Genova, divenuto un riferimento in Italia per quanto concerne la cyber security applicata alle reti, alle sottostazioni e agli impianti di generazione. È una specificità secondaria, ma non trascurabile per arrivare ad ottenere un sistema energetico complessivamente efficiente, affidabile e sicuro.


Interventi che non possono certo essere a costo zero. Ci sono (e dove) i soldi per portare avanti programmi così ambiziosi?
**Certo, la questione dei finanziamenti – soprattutto in questa fase dell’economia – è di fondamentale importanza. Personalmente credo molto nell’effetto valanga. Iniziamo con piccoli interventi che si possano concretizzare in una riduzione visibile dei costi già nel breve periodo. Questi risparmi potranno liberare le risorse necessarie per ulteriori investimenti e per compiere un passo successivo. E così via.

Già, ma per iniziare con il piede giusto?
**Due suggerimenti. In primo luogo servirebbero maggiori certezze su cosa succede domani, e quindi una maggiore stabilità delle regole, senza il timore di continui cambiamenti in corso d’opera. Già questo, sono convinto, libererebbe alcune risorse oggi bloccate. Poi, si potrebbero rivedere i piani di incentivazioni dirette e indirette oggi in essere, per favorire l’emergere di nuovi attori nel settore delle smart grid. Sono convinto che ci sono tutte le potenzialità perché, oltre agli stakeholder oggi già affermati, possano distinguersi nuovi imprenditori, nuove professionalità, nuovi servizi.


Ci muoviamo su un terreno nel quale sono cambiati anche gli interlocutori. Amministratori pubblici, enti locali, cittadini, sono destinati ad avere un ruolo sempre più determinante in questo cambiamento di scenario. Sono pronti a raccogliere la sfida?
**Penso si debba fare di necessità virtù. Oggi la pubblica amministrazione, anche per la manifesta insoddisfazione del cittadino a vivere in un ambiente poco confortevole, si trova costretta a rivoluzionare i processi e le infrastrutture. E farlo in un’ottica di intelligenza è la scelta più logica.
Inoltre, se ben concepiti, questi non sono semplici interventi di facciata, ma scelte che permettono di recuperare risorse finanziarie. Aggiungo che proprio l’ambiente urbano è quello più facilmente aggredibile dall’evoluzione smart. Acqua, logistica, trasporti di persone e di cose, edilizia, infrastrutture di collegamento che possono poi interessare un bacino molto più ampio (si pensi, ad esempio, ad un porto o ad un aeroporto), edilizia, energia… sono tutti temi sui quali la pubblica amministrazione è sollecitata quotidianamente e che possono essere rivisti proprio in chiave smart.
In definitiva, penso che i nuovi interlocutori debbano essere pronti a raccogliere la sfida. Rispetto ad altri cambiamenti (più che altro annunciati) vedo oggi una maggiore consapevolezza e la capacità di comprendere che i tempi di questa trasformazione vanno oltre la durata di un singolo mandato elettorale.


Torniamo nello specifico del sistema elettrico con una provocazione: i veri problemi non erano altri, a partire da overcapacity e liberalizzazioni?
**Mi piace considerare il tema delle smart grid, nel suo complesso, come una sorta di gas che, con le sue molecole, sta permeando tutto l’ambiente dell’energia. Non è una cosa a sé stante, ma un concetto che investe l’intera filiera energetica. Prendiamo il settore della generazione, ad esempio. È un terreno nel quale sono in atto numerose sperimentazioni (in termini di nuovi materiali o di applicazioni). Ad oggi non vi è ancora una chiara certezza di come evolverà il settore, ma è sicuramente in fermento e non mancheranno quindi le sorprese. La cosa importante, dunque, è predisporre fin da ora una infrastruttura flessibile, versatile, aperta alle novità e in grado di assimilarle senza traumi. Che sia, insomma, intelligente…

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com