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Sarà un affare: diamo lo Stato in outsourcing Stampa E-mail
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a cura di geipeg










Ci sono giornate in cui lo specchio riflette qualcosa in più di una ruga, di un’occhiaia oppure di un brufoletto da eccessi conviviali. Ti vedi non un pezzo della tua anima ma un frammento del tuo stato d’animo. Sei corrucciato, velenoso, insofferente, al limite del fastidioso per chi ti fa da specchio, in questo soliloquio sdoppiato. Ultimamente, a dire il vero da molto tempo, caro Geipeg, sembri alquanto irrequieto, non ti fermi mai, sei sempre in movimento come fossi un presidente del Consiglio. Adesso resta immobile e fammi fare la prima domanda…
Qui di immobile c’è l’aria, e non lo dico io. Lo dicono i ministri..

Bell’esordio! Si dice, anche, che ci occorre tempo per rimettere le cose in sesto.
Intanto si rimettono le cose a posto per le banche. Il resto dell’umanità si becca un bel cesto con iva, benzina e articolo 18..

Oddio, qui siamo alle solite e, permetti, mi metto a mio agio pronto ad ascoltarti.
In Italia non si vuol capire che siamo piccoli, produttivamente parlando. Contiamo un’infinità di microimprese che vivono un momento di grave difficoltà e sono diventate carne da tassare. Che macello! E non scherzo.

Scusami, piccolo è bello ma in altri Paesi che se la passano meglio anche il grande è bello.
Da noi il grande è ridimensionato, anzi è scappato o è stato svenduto. Che cosa ci resta?.

Te la butto lì. Il nostro presidente del Consiglio ha fatto un tour asiatico per promuovere gli investimenti in Italia. Siamo all’ultima spiaggia?
Ma che cosa vuoi che mi dica? Ma che vengano cinesi e sudcoreani. Privatizziamo e vendiamo! Io darei in affitto i porti italiani, e poi i parchi naturali e pure quelli archeologici (vedi Pompei): l’Italia guadagnerebbe una barcata di soldi. E darei in outsourcing la pubblica amministrazione, Inps e Aci compresi. Questo non può essere un Paese serio fino a quando paga cifre stratosferiche ai barbieri e agli stenografi del Parlamento. Altro che storie, si continua a parlare di industria quando la politica, quella sì, è la maggior industria del Paese. Ma tu guarda con ‘sta faccenda del finanziamento pubblico dei partiti. Aboliamolo, aboliamolo, aboliamolo! Meglio le lobby, almeno si sa chi ci mette i soldi e, se si ritorna a fare le feste di partito, scontrini a tutto spiano. Non so che cosa farmene di questo Stato inconcludente e pasticcione che si occupa di tutto e con modesti risultati. Anzi, sai che ti dico? Appaltiamo anche la politica, e in aggiunta anche lo Stato. Tanto decide tutto l’Europa.

Tira il fiato e lasciamelo tirare. Un po’ di rispetto per questa Italia reduce dal Centocinquantenario. Ma tu ce l’hai un po’ di senso dello Stato?
Io l’ho capito, tu probabilmente no, che gli italiani hanno un senso… unico che si rifà a Francia o Spagna, purché

Adesso, basta tu. Spero che ti calmi se parliamo di energia… Che ne dici della British Gas che ha mollato Brindisi dopo aver aspettato una decina di anni ed averci rimesso anche dei soldi.
Ha avuto fin troppa pazienza!!! Io l’ho già persa vedendo tutto questo balletto di opinioni pro o contro una fonte energetica. Prima botte al nucleare, adesso è sotto tiro il fotovoltaico, il gas se la passa male. Sai che mi dico? Che in Italia non c’è una strategia, una politica energetica.

Prima che ti venga l’idea di appaltarla, mi offro in outsourcing gratuitissimo con la seguente riflessione frutto di soffertissime spremiture di meningi. Tu continui a dire che l’energia costa, e tutti stanno lì a tentar di far quadrare i conti, ottimizzare le gestioni, strappare un contratto favorevole sulla materia prima, o una botta di incentivo. Ma nessuno non guarda quante tasse ci sono nelle bollette? Queste sì che costano, altroché!
Non posso che essere d’accordo, ma non farmi dire che sono contro le tasse. Tutti devono pagarle ma non solo a Cortina e andrebbero inserite in contesto armonioso, equilibrato dove il cittadino e l’impresa possano respirare e non sentirsi strangolati dallo Stato gabelliere.

Il tono pacato di quest’ultimo tuo passaggio (penso che tu ti stia calmando) mi spinge a concludere strappandoti una nota di ottimismo. Dimmi di sì, ci sarà il rilancio?
Con i giovani che aprono una società con un euro di capitale, la vedo un po’ grigia. Scommetto altrettanto sulla risposta di politici e ministri a questa domanda. Voi, in Italia, aprireste un’azienda?

Vogliamo lasciare alla gente un barlume di speranza?

 
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