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INFO@COMUNI - Lombardia più verde se mette a fuoco le biomasse Stampa E-mail

24 febbraio 2012 - INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA - Una fonte energetica che trova il suo habitat nella Val Padana, il cui sviluppo consente una riduzione degli approvvigionamenti di idrocarburi e un contenimento delle emissioni nocive. Nel 2011, nel nostro Paese si contavano oltre 1.100 centrali con una potenza totale di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici. E Anche LGH si muove.

Quando si parla di dipendenza energetica, si fa riferimento soprattutto alle grandi quantità di gas e petrolio che importiamo dall’estero. Eppure, questo problema può essere mitigato e anche l’Italia si muove in una direzione (peraltro coerente con le direttive europee) che prevede un sempre maggiore utilizzo delle rinnovabili. Tra queste giocano un ruolo importante e potrebbero averlo ancor più in futuro le biomasse e il biogas.
Restiamo al presente. Secondo i dati Terna su un totale di 300 TWh di energia elettrica prodotta in Italia a fine 2010, circa 10 TWh sono stati generati da biomasse. Certo, non siamo ancora ai livelli di presenza sul territorio che competono a solare ed eolico che la fanno da prim’attori, ma le biomasse conquistano terreno, anzi conquistano le loro posizioni sul terreno della convenienza e del recupero di quanto la natura ha offerto e che altrimenti non verrebbe riutilizzato.
Entriamo nel dettaglio, avvalendoci delle informazioni contenute nel rapporto di Legambiente Comuni Rinnovabili 2011. I Comuni in Italia che ospitano centrali a biomassa solida sono 663, quelli con centrali a biogas sono 474, con una potenza totale degli impianti (biomassa solida più biogas) di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici.
Detto questo, un distinguo opportuno per conoscere che cosa viene immesso nelle caldaie delle centrali. Ovvero, negli impianti a biomassa solida il combustibile più comunemente utilizzato è il cippato. Parola strana? Non del tutto, poiché deriva dall’inglese chips “pezzettini”, ossia pezzettini di legno ricavati dagli scarti di segherie che lavorano piante prive di sostanze inquinanti. Altri tipi di biomasse solide utilizzate sono legno vergine, residui forestali, trucioli, segatura, scarti dell’industria agroalimentare, come gusci di nocciole, castagne, uva. Nel caso del biogas, invece, la maggior parte degli impianti recupera metano dalle deiezioni animali e in parte dalle discariche.
Non vi è dubbio che le risorse naturali che formano il grande settore delle biomasse trovino in Val Padana e in Lombardia un habitat alquanto ospitale. Lo conferma il fatto che il Gruppo LGH ponga grande attenzione a questi progetti. Le iniziative industriali convergono su di un obiettivo coerente con le strategie dell’azienda. Incrementare l’utilizzo di tecnologie che consentano la produzione di energia pulita. LGH lo ha fatto con l’idroelettrico, e la recente attenzione alle  biomasse completa una mission che la vede costantemente e positivamente attiva sul territorio.


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