di Giuliano Agnolini
Ho conosciuto Enrico Cerrai una dozzina di anni fa? Forse, non saprei dirlo con precisione. Undici, tredici, quattordici? Forse c’è un motivo. Quando lo incontro perdo un po’ la cognizione del tempo trascorso perché lo trovo sempre uguale. Il professor Cerrai, livornese doc (“Sono nato e cresciuto tra il Cisternone e il Parterre”, nella città rispettivamente un edificio neoclassico e l’attuale Parco Pertini), laureato in chimica-fisica all’Università di Pisa nel 1949, ha insegnato per una quarantina di anni presso il Politecnico di Milano e ricoperto per un lungo periodo incarichi di vertice in importanti aziende energetiche e centri di ricerca.
Il giorno in cui Milano festeggia il patrono Sant’Ambrogio, il 7 dicembre, ha ricevuto l’Ambrogino d’oro. Un riconoscimento che premia chi – in vari campi – ha fatto qualcosa di importante per la città della Madonnina. Citiamo una cosa che ha cambiato l’aria di Milano, essendo il professore l’artefice della prima metanizzazione del capoluogo lombardo abbattendo uno smog che allora era molto pesante.
Le benemerenze di Cerrai, scientifiche e manageriali, sono note ma mi preme sottolinearne altre, direi, umane. Ed è proprio questo lato che lo rende inossidabile ai miei occhi, avendo modo di incontrarlo per ricevere il suo parere di componente il consiglio editoriale di Nuova Energia o scambiando due chiacchiere ad un convegno, o casualmente alla fermata di un mezzo pubblico. Il professore non lesina mai un caloroso saluto.
Infatti, ti mette a tuo agio con una poderosa stretta di mano ed un sorriso che fanno capire quanto stia bene a contatto con la gente. L’eloquio è a dir poco fluente, secco, forbito. Non potrebbe essere altrimenti, è toscano. Se parla di lirica, Bach, sezione aurea e numeri di Fibonacci, si capisce che la musica è sicuramente un’altra grande passione (a proposito e a conferma, la sua passata presidenza della Fondazione “Milano per la Scala”).
La capacità espositiva si abbina alla vis polemica, quando serve, assai colorita (ancora nel solco della toscanità non completamente scalfita da Milano). Quando poi ti parla di energia è incontenibile e i quarti d’ora passano velocemente. Instancabile elenca ricordi, formule, dati e cifre in una sorta di avvolgente e pirotecnica lezione privata a bordo scrivania. Ci si sente piacevolmente allievi, e mostra una consistente pazienza didascalica quando mi spiega qualcosa che – lui lo sa – non è proprio pane per i miei denti.
Sono convinto che gli faccia molto piacere essere ancora e sempre professore. Di allievi veri, sfornati nella lunghissima carriera accademica, ne incontra a frotte e ricevono il solito tu, quasi imprimesse il suo marchio formativo. Ho spesso pensato: “Ma li conosce proprio tutti!”. Fa piacere che con l’ambrogino, non tutti, ma molti milanesi lo conoscano di più.
|