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IL GIORNALIERO - La UE riparte da Barcellona per rendere più sicure le attività offshore Stampa E-mail

2 novembre 2011 - L’attività offshore nel mar Mediterraneo è in fermento. E, di conseguenze, anche l’attività dei legislatori a Bruxelles. Come ha riportato il Giornaliero di lunedì, la Commissione ha infatti deciso di avanzare una proposta affinché l’Unione aderisca alla convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento derivante da attività di esplorazione e sfruttamento di giacimenti oil&gas.
Più nello specifico, il Protocollo offshore stabilisce che l’avvio di ogni attività offshore debba sottostare a una serie di condizioni. “In particolare - spiega la nota diramata da Bruxelles - la costruzione di piattaforme e di impianti di trivellazione deve rispettare norme e prassi internazionali e gli operatori devono dimostrare di possedere le competenze tecniche e la capacità finanziaria necessarie per svolgere le attività. Non verrà concessa alcuna autorizzazione qualora le attività rischino di provocare gravi effetti negativi sull’ambiente. L’ubicazione delle piattaforme e degli impianti dovrebbe inoltre essere tale da evitare possibili danni alle condotte e ai cavi esistenti”.
Posta in questi termini, sembra un po’ la fiera dell’ovvio... ma in Commissione insistono invece sull’importanza di questa scelta soprattutto considerando il fatto che sul Mediterraneo non si affacciano soltanto i Paesi dell’Unione. “La ratifica del protocollo da parte dell’UE dovrebbe incoraggiare la ratifica da parte di altre parti contraenti della convenzione di Barcellona, favorendo il raggiungimento di un buono stato ecologico delle acque del Mediterraneo. Essa consentirà inoltre di rafforzare la cooperazione con i partner mediterranei”. È importante sottolineare che il Protocollo offshore oltre a prevedere requisiti in materia di responsabilità e di risarcimento prende anche in considerazione la fase di dismissione degli impianti abbandonati o in disuso.

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