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IL GIORNALIERO - Sorpresa: in Asia anche le spese in R&D crescono a doppia cifra (1) Stampa E-mail

25 ottobre 2011 - Buone solo a copiare? Ma mi faccia il piacere! Vacilla sempre di più il luogo comune secondo cui le economie asiatiche – e in particolare quella cinese – sarebbero solo una sorta di sanguisuga che succhia il know-how dei colleghi occidentali e sfrutta i risultati della ricerca americana ed europea per fare business a basso costo. A dare una (ulteriore) spallata ai luoghi comuni ci ha pensato il 2011 EU Industrial R&D Investment Scoreboard (questa estate il Giornaliero aveva già dato ampio spazio ai risultati della edizione 2010).
Si tratta di una pubblicazione, curata dal Centro comune di ricerca europea, che presenta un quadro di valutazione completo e aggiornato sulla capacità delle imprese comunitarie (e dei principali concorrenti stranieri) di investire in R&D. Un meticoloso lavoro di screening che si traduce nella classifica delle prime 1.400 aziende planetarie per investimenti in ricerca e sviluppo.
Lo scorso anno le realtà asiatiche sono quelle che hanno mostrato i tassi di incremento delle spese in R&D in assoluto più sostenuti. La Cina ha registrato una crescita del 29,5 per cento, India e Corea del Sud del 20,5 per cento, Taiwan del 17,8 per cento.
Il fatto per certi versi sorprendente è che già nel 2009 l’Asia aveva spinto pesantemente sull’acceleratore, infischiandosene totalmente della crisi, unica area del Pianeta (assieme, se pur in tono minore, alla Svizzera) a non arretrare. Questi i dati delle performance 2009: Cina più 40 per cento, India più 27 per cento, Hong Kong più 15 per cento, Corea del Sud più 9 per cento, Taiwan più 3 per cento.
I numeri fin qui evidenziati vanno comparati con l’aumento messo a segno dalle company delle economie più avanzate (se ancora ha senso usare questa distinzione). L’Europa registra nel 2010 un più 6,1 per cento, dopo la contrazione del 2009. Ottimo lo spunto della Germania (più 8,1 per cento) che si conferma punto di riferimento europeo. Più timida – ma non disastrosa - la ripresa in Italia (più 5,7 per cento). Gli Stati Uniti incassano un confortante più 10 per cento. In Usa, però, la contrazione del 2009 era stata più severa e pari al 5,1 per cento.
Comunque la si guardi l’Asia – anche nella ricerca – sta dunque viaggiando con una velocità (per lo meno) tripla rispetto al resto del mondo.

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