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Israele e Kazakhstan: così simili, così diversi (nel settore energetico) Stampa E-mail
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di Alessandro Clerici | Presidente Gruppo di Studio WEC Risorse energetiche e tecnologie
Senior Advisor al CEO di ABB Italia


             
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Sui numeri 2|2011 e 4|2011 Alessandro Clerici aveva già proposto ai lettori di Nuova Energia una sorta di impressioni di viaggio maturate durante alcuni meeting internazionali sull’energia che si sono svolti in Estonia, Svizzera, Dubai, Austria e Inghilterra.
Nelle scorse settimane il viaggio è proseguito in Israele e Kazakhstan, fornendo ulteriori spunti di riflessione su come le rinnovabili, l’efficienza energetica, il concetto di mix dei combustibili, sono considerati al di fuori dei nostri confini.*

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Come responsabile di gruppi di studio e di task force del WEC di Londra, sono stato invitato agli inizi di settembre e di ottobre, rispettivamente, in Israele e in Kazakhstan, a rappresentare lo stesso WEC. È stata l’occasione per approfondire la realtà di due Paesi per alcuni aspetti diametralmente opposti (in primis per estensione del territorio e disponibilità di materie prime) e invece assai vicini per altre variabili energetiche. Ad esempio, la produzione di energia elettrica prevalentemente da carbone e senza alcun apporto da parte di fotovoltaico ed eolico, con riflessi similari in termini di problematiche ambientali e riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
In particolare in Israele, a Tel Aviv, è stata organizzata il 14 settembre la 2° Conferenza Nazionale sull’Efficienza Energetica dall’Israeli Institute of Energy and Environment. Il 3 e 4 ottobre si è svolto ad Astana – la nuovissima ed architettonicamente affascinante capitale del Kazakhstan – il 6° Forum Euroasiatico dell’Energia organizzato da Kazenergy, con la partecipazione di ben 800 delegati provenienti da circa 60 Paesi.
Per fornire ad un primo colpo d’occhio il confronto fra le due nazioni, si riportano in Tabella 1 alcuni dati base su territorio, popolazione ed indici energetici/ ambientali e in Tabella 2 alcuni dati relativi al settore elettrico. Nelle stesse tabelle, a titolo di confronto, sono riportati anche i valori relativi all’Italia.


Appare chiaramente dalla Tabella 1 come il Kazakhstan abbia un territorio 125 volte più esteso di quello israeliano, con solo poco più del doppio della popolazione, abbia una produzione annua di energia primaria circa il doppio rispetto ai consumi interni (essendo un grande esportatore di energia) rispetto ad una dipendenza dall’estero per oltre l’85 per cento di Israele per quanto riguarda l’approvvigionamento di energie primarie.
Il Kazakhstan ha un consumo pro capite di 4,5 TEP/anno, del 50 per cento superiore rispetto a quello di Israele e dell’Italia, ed ha emissioni di anidride carbonica pari a circa 13 tonnellate/anno per persona, contro le 8,7 di Israele e le 7,2 dell’Italia. Nel campo elettrico sia Israele sia il Kazakhistan hanno una produzione dominante dipendente dal carbone (70 e 75 per cento rispettivamente), con centrali non dotate di DeSox e DeNox!
Nel campo delle rinnovabili il Kazakhstan ha il 12 per cento di generazione da impianti idroelettrici, ma praticamente nulla da fotovoltaico ed eolico. Proprio come Israele, che ancora nel 2008 aveva solo 3 MW di eolico e altrettanti di fotovoltaico. Di seguito, riassumerò le principali informazioni emerse sia nel corso delle Conferenze, sia durante i colloqui personali che ho avuto con i principali operatori presenti.


Israele
La politica nel settore dell’energia elettrica è stata ed è attualmente quella di produrre al minimo costo con energia primaria (carbone) facilmente disponibile, diversificando la provenienza.
Vi sono buone prospettive per lo sviluppo dei giacimenti di gas offshore; ma è molto sentita la questione della sicurezza dei gasdotti.
Con il gas attualmente a 5 dollari/ MBTU e il carbone a 120 dollari/tonnellata, il costo di produzione si aggira tra i 30 e i 50 dollari/MWh. Il principale progetto della IEC (Israel Energy Company) attualmente in essere è relativo all’installazione di impianti DeSox e DeNox alle centrali a carbone già in esercizio. La IEC è verticalmente integrata e, date le piccole distanze, la trasmissione non assume particolare importanza (la massima estensione del territorio da Nord a Sud è di circa 400 chilometri, e da est ad ovest di circa 120 chilometri).
Per quanto riguarda i prezzi dell’elettricità, attualmente sono pari a circa 100 euro/MWh per i clienti residenziali privati (meno della metà che in Italia) e a circa 85 euro/MWh per le industrie. Senza considerare l’IVA, in Italia sono circa 100, 130 e 170 euro/MWh, rispettivamente, per industrie collegate sull’alta tensione, sulla media e sulla bassa.
Il picco estivo è pari a circa 11,5 GW e quello invernale a 9,5 GW e questo fa costare di più i prelievi nelle ore di picco estive rispetto a quelle invernali; in estate la fascia oraria per le ore di picco va dalle 10 alle 17 e le ore di bassa tariffa vanno dalle 23 alle 7.
Sebbene in campo internazionale Israele abbia una nomea nel settore delle rinnovabili, tale fama è più che altro legata ad aspetti teorici e/o a piccoli impianti sperimentali, data l’assenza di una chiara politica di incentivi nel settore dove il fotovoltaico sarebbe il più promettente.
Dal ministero dell’Ambiente è stato criticato l’uso dominante del carbone e l’assenza di politica nel campo delle rinnovabili; è stata menzionata l’Italia come Paese da imitare per gli incentivi (sic!) e proposto un ministero unico per l’Energia e l’Ambiente come avviene in Francia. Tale posizione è stata respinta dal ministero dell’Energia, che ha sottolineato l’importanza del fattore economico; è stato però sottolineato da entrambi i ministeri che chi comanda effettivamente nel Paese sono il ministero delle Finanze e quello della Difesa.
A questo riguardo occorre notare l’importanza data al fattore sicurezza (da attentati). I grossi impianti fotovoltaici sarebbero un facile bersaglio!
La recente feed-in tariff (alla tedesca e non feed-in premium all’italiana) incentiva gli impianti da 15 a 50 kW con 300 euro/MWh e sono in realizzazione vari progetti in tale gamma di potenza (tetti, copertura di serbatoi, eccetera). Sono in fase di definizione per il finanziamento alcuni progetti di qualche MW ciascuno con tariffe ancora non chiare nel tempo.
Vi è un pullulare di iniziative nel campo dell’efficienza energetica e l’idea del Governo è di ridurre del 20 per cento i consumi in 10 anni; secondo la stessa IEC tali dichiarazioni, non seguite da decreti applicativi, sono idealistiche e una riduzione intorno al 10 per cento sembra più realistica. Sia piccole sia medie imprese con notevoli capacità tecniche propongono audit e interventi. Anche la stessa IEC si propone come realizzatore di pacchetti di efficienza energetica in Israele e all’estero, con il supporto di banche locali.
La società Mekerot, responsabile per il ciclo dell’acqua (esclusa la distribuzione), consuma circa 2 TWh/anno ed ha una potenza installata di circa 600 MW con sofisticati programmi di efficientizzazione (motori ad alta efficienza ed inverter per le pompe) e ottimizzazione del loro funzionamento in funzione di ridurre la bolletta elettrica sfruttando la locale TODT (Time Of Day Tariff).


Kazakhstan
Il Forum è avvenuto in corrispondenza del 20° anniversario dell’indipendenza del Kazakhstan dalla Russia; l’influenza dei russi sul Paese si è sviluppata a partire dal 1781, culminata con l’annessione all’impero russo nella prima metà dell’800. Nel 1919 il territorio entrò nell’era sovietica come Repubblica Socialista Kosaka, parte integrante della futura Unione Sovietica.
Il Presidente Nazarbayev, eletto nel 1991, ha praticamente un potere assoluto e di fatto vitalizio, con modifiche effettuate alla costituzione iniziale.
Il Kazakhstan sta vivendo un periodo di collaborazione ed equidistanza con la Russia, la Comunità europea (accordo speciale), la Cina e gli altri Stati confinanti, e si vanta di non essere membro dell’OPEC.
A parte il petrolio (e il gas), il Kazakhstan ha enormi riserve di altri minerali come carbone e, in particolare, uranio di cui possiede le maggiori riserve mondiali. Nel 2010 ha prodotto il 28 per cento dell’uranio commercializzato su scala mondiale.
Date le grandi riserve accertate di oil&gas, e considerando che il Kazakhstan non ha sbocchi sul mare, come accennato, le relazioni con i Paesi confinanti o al di là del Caspio sono essenziali per l’approdo sui mercati internazionali dei propri idrocarburi. In aggiunta, i rapporti con la Comunità europea (era presente al Forum il Commissario per l’energia Günther Oettinger), gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea del Sud, l’India, sono fondamentali per attirare imprese, investimenti e tecnologie. Chiaramente gli investimenti nell’oil&gas hanno priorità assoluta per generare introiti dalla loro vendita e quindi per foraggiare lo sviluppo del Paese.
Nel settore oil&gas operano ora in Kazakhstan circa 150 imprese: 20 joint venture, 50 società straniere e 80 imprese locali.
Non entro nei dettagli delle azioni, passate e in corso, nel settore oil&gas, con alleanze, rotture, maggior coinvolgimento delle società locali (vedi lo sviluppo del giacimento di Kashagan nel Caspio) e mi limito a riassumere i principali punti di interesse emersi durante i due giorni del Forum Euroasiatico. Il Forum stesso è stato organizzato in modo esemplare, con notevoli investimenti in immagine, come ad esempio la scelta di farlo aprire dal primo ministro con il leggendario anchor man di CNN (così presentato) Larry King. In aggiunta al primo ministro sono intervenuti direttamente tutti i ministri e vice ministri collegati al settore energia e ambiente, e così pure i vertici delle società/holding energetiche locali come KPM, NCO, Samrukenergy, eccetera.
Tali interventi sono stati integrati da rapporti presentati da ExxonMobil, Chevron, Statoil, GdF, Shell, Total. È stata notata la totale assenza di ENI...
Dal mondo delle tecnologie e delle istituzioni internazionali sono intervenuti, tra gli altri, GE, Vestas, Honeywell, EBRD, WEC, IEF, WPC. Infine, sul fronte politico-istituzionale: CE, DOE, US, UK (l’ambasciatore inglese ha parlato, tra notevoli applausi, in lingua kazaka), Repubblica Slovacca e Repubblica Ceca e altri ancora.


In aggiunta, ecco i dati più significativi che riassumono chiaramente il ruolo presente (e futuro) del Kazakhstan nello scenario energetico mondiale.

Le riserve di petrolio accertate sono pari a 5,5 miliardi di tonnellate e quelle di gas a 3.200 miliardi di metri cubi. Il flared gas supera 1,5 miliardi di metri cubi l’anno.
La produzione di petrolio sta crescendo con ritmi molto sostenuti: dai 25 milioni di tonnellate nel 1991 agli 80 milioni del 2011 fino ai 132 milioni previsti per il 2020.
Altrettanto forte l’aumento della produzione di gas, passata dai 7,8 miliardi di metri cubi del 1991 ai 40,5 del 2011 e ai 92 del 2020. I consumi interni hanno superato i 9 miliardi di metri cubi e prosegue la gassificazione delle regioni (sono già 9 su 14).
L’export di petrolio verso la confinante Cina è in espansione, sia attraverso oleodotti (da 11 milioni di tonnellate nel 2011 a 20 nel 2020) sia via ferrovia (dai 7,4 milioni attuali a 11 nel 2020).
I consumi di elettricità – pari a circa 90 TWh nel 1991, prima del crollo dell’impero sovietico – sono progressivamente crollati a meno di 50 TWh nel 1999, anno che ha segnato l’inizio della ripresa. Ora i consumi sono pari a 82 TWh/ anno, con un tasso di crescita annuo variabile dal 4 al 6 per cento. Al 2015 è previsto il sorpasso dei 100 TWh. La passata crisi post dominio russo ha causato un eccesso di potenza disponibile ma di scarsissima efficienza e affidabilità. Il Kazakhstan è interconnesso elettricamente con Russia, Kirghizistan ed Uzbekistan; l’energia importata risulta praticamente pari a quella esportata.
Sebbene il comparto oil&gas sia prioritario per il Paese, l’attuale piano quinquennale ha destinato circa 5 miliardi di dollari di investimenti al settore elettrico, sia per la realizzazione di centrali, sia per lo sviluppo della rete di trasmissione e distribuzione. Nella generazione sono previsti nuovi gruppi a carbone con potenza unitaria fino a 660 MW e alcuni gruppi idroelettrici di minor potenza. Le ultime gare per linee a 500 kV sono state aggiudicate a contrattisti indiani per circa 350.000 dollari/chilometro (circa la metà dei costi in Italia per una linea equivalente). È in corso la seconda fase (2008-2017) del progetto di ammodernamento della rete, tra l’altro con l’introduzione di sistemi SCADA e di gestione (EMS). Il costo di produzione è di circa 30 dollari/MWh. Quanto pagato dagli utilizzatori domestici varia – da regione a regione – nell’intervallo 3,5-7 dollari/MWh. Tali bassi costi/ prezzi rendono di difficile applicazione interventi di efficienza energetica.
Nel settore nucleare il Kazakhstan ha avuto in esercizio fino al 1999 una piccola centrale da circa 60 MW sul Caspio e la società statale Kazatomprom, istituita nel 1997, è responsabile per tutte le attività del comparto, dalle miniere di uranio alla realizzazione di possibili centrali. Data la posizione dominante del Paese nella fornitura di uranio, la Kazatomprom ha accordi di collaborazione con Russia, Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Stati Uniti, Francia (Areva) e nel 2007 ha acquisito il 10 per cento di Toshiba–W con la quale è stato deciso di realizzare un istituto di ricerca sull’energia nucleare nel Nord Est del Paese. Lo sviluppo di centrali nucleari sembra top secret e i discorsi a latere del convegno hanno mostrato l’interesse per realizzare a breve una centrale da circa 1.000 MW che potrebbe entrare in funzione dal 2020, così come centrali di piccola taglia, inferiori a 300 MW, vicini a centri di consumo isolati (accordi preliminari con Russi e Sud Coreani non ben precisati).
In ogni caso la strategia del Paese è di passare da semplice fornitore di minerale di uranio ad una realtà transnazionale responsabile del completo ciclo del combustibile, includendo, come accennato da qualcuno, il ritiro delle scorie e il loro deposito nel Paese.
Per quanto riguarda le nuove rinnovabili, l’eolico potrebbe avere un notevole potenziale con adeguata politica e da parte governativa si prevede di avere le prime realizzazioni nel periodo 2012- 2014 e di raggiungere 1 TWh prodotto nel 2020 per salire al 5 per cento nel 2025. Sono allo studio adeguati incentivi che non creino bolle e costi non necessari al Paese. Il fotovoltaico, considerando i bassissimi costi attuali di produzione di elettricità dal carbone, è considerato troppo caro. Da parte del vice ministro dell’Industria e nuove tecnologie, però, è stata sottolineata la disponibilità locale di silicio e a tal fine è in esame una fabbrica da 50 MW/anno con produzione al 100 per cento Kazaka di celle, moduli e pannelli.
L’efficienza energetica si sta facendo strada a livello governativo e a novembre sarà presentato al parlamento un Energy Efficiency Plan che prevede una riduzione del 10 per cento al 2015 e del 25 per cento al 2020 dell’intensità energetica. Il settore degli edifici ha la priorità e anche il settore elettrico sarà oggetto di particolari iniziative.
Infine, vale la pena menzionare che una proposta cinese di costruire a proprie spese centrali a carbone in Kazakhstan per oltre 5.000 MW, e di trasferire in corrente continua l’elettricità a 3.000 km di distanza, è stata considerata troppo colonialista.

 
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