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PAUSA-ENERGIA
 
E pompa o non pompa, noi arriveremo a Roma... Stampa E-mail
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di Federico Santi



Il mio vecchio e prezioso manuale universitario di Impianti Elettrici così recitava: “L’energia elettrica non si accumula, se non in modeste quantità”. Essendo l’elettrone una particella di massa trascurabile, l’elettricità non può essere accumulata in senso corporeo. Ma in senso energetico sì: direttamente, in forma elettrostatica, elettromagnetica o elettrochimica; indirettamente, attraverso sistemi di conversione e stoccaggio reversibili, che coinvolgono altre forme di energia. Se il concetto di accumulo di energia elettrica si estende, infatti, alla conversione dell’elettricità in altra forma di energia e allo stoccaggio di tale forma di energia per la successiva riconversione in energia elettrica, allora il dogma dell’inaccumulabilità vacilla.
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Nella società del business alla velocità del pensiero l’accumulo di energia elettrica è di importanza fondamentale per l’ICT, tanto che abbiamo già assistito ad un enorme progresso tecnologico nella filiera dei piccoli accumulatori elettrochimici. Per le stesse ragioni, analogo sviluppo si è avuto nel campo della business continuity: ogni CED che si rispetti è ormai dotato di modernissimi sistemi UPS con accumulatori elettrochimici annessi, in grado di assicurare la power quality e un’autonomia di qualche decina di minuti, in attesa dell’intervento dei tradizionali gruppi elettrogeni in caso di prolungata assenza dell’alimentazione elettrica da rete (i quali sfruttano un meccanismo di accumulo energetico ben più comune: carburante in serbatoio...).

Altro fortissimo impulso allo sviluppo di nuovi sistemi di accumulo elettrochimico sta arrivando dalla diffusione delle auto elettriche, fenomeno ormai alle porte per motivi industriali e ambientali, oltre che energetici e geopolitici. Il successo dell’auto elettrica si giocherà appunto sull’accumulo elettrochimico e la competizione tra i player è già infuocata: nell’attesa che gli interessanti-ma-immaturi sistemi di accumulo a idrogeno si facciano strada, la via tecnologica resta ancora quella aperta il 20 marzo 1800 dal conte Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio Gerolamo Umberto Volta (Como, 18 febbraio 1745 – Camnago Volta, 5 marzo 1827), celebre inventore della pila, il cui cognome pronunciamo ogni volta che misuriamo una tensione elettrica. Parentesi: ancora una volta nella storia umana, una rivoluzione tecnologica planetaria nasce dalle idee di un italiano (Alessandro Volta), come è stato per la fissione nucleare (Enrico Fermi), per il motore elettrico (Galileo Ferraris), per il telefono (Antonio Meucci), per le radiocomunicazioni (Guglielmo Marconi), per il microprocessore (Federico Faggin), eccetera.; quando ci decideremo a cacciare da questa nazione i parassiti e a ritrovare l’orgoglio di appartenervi? Chiusa parentesi.

Oltre all’ICT, alla business continuity e all’auto elettrica, la green economy incipiente sta portando alla ribalta con grande forza l’electricity storage sulla scala dei megawatt, aprendo prospettive che sconfessano la sentenza del mio vecchio libro di impianti. [...]



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