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PAUSA-ENERGIA
 
Proposta: deducibilità fiscale per le spese connesse al risparmio energetico Stampa E-mail
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di Carlo Andrea Bollino



Fra i tanti punti della manovra per il risanamento, è senz’altro da stigmatizzare la sempre più accesa alimentazione della passione ideologica antimercato nei cittadini-elettori da parte di un populismo neosocialista che niente ha a che vedere con la tradizione dei Turati e dei Treves. Questo è un problema per il funzionamento del mercato, perché una divaricazione nel mercato fra consumatori che agiscono con pensieri ideologici e imprese che reagiscono con la logica del profitto (cosa in genere pacifica per le imprese che competono tutti i giorni nella sfida sempre più globale), compromette la funzione allocativa del mercato che porta all’efficienza.

Prima di entrare nell’argomento dell’energia, faccio un esempio del lontano passato: decenni fa si creò un sentimento contro la TV a colori in Italia, secondo l’ideologia che il bianco e nero poteva bastare; quindi i politici alimentarono il pensiero che la TV di Stato (la Rai) non avrebbe dovuto investire sul colore. Il mondo delle imprese reagì nel modo più prevedibile: rinunciando agli investimenti in ricerca e tecnologia nel settore, con il risultato che la nostra industria degli elettrodomestici scuri si indebolì fino a sparire (e non solo per la concorrenza estera, vedi la Philips). Chi può dire che con la genialità del design e dell’ingegneria italiana oggi non avremmo potuto essere protagonisti del settore dell’elettronica come lo siamo nel fashion dell’abbigliamento? Se solo avessimo avuto il mercato interno della TV a colori a fare da traino?

Tornando all’energia, è da annoverare fra tali punti negativi la pervicace insistenza di scrivere in Gazzetta Ufficiale che un’imposta (come la cosiddetta Robin tax) non abbia effetto sul consumatore finale. Infatti, con l’aumento dei costi per le imprese, delle due l’una: o aumentano i prezzi per i consumatori subito, o si riducono i profitti per gli azionisti, diminuisce il valore dell’impresa, si disinveste il capitale, si riducono gli investimenti e, quindi, si riduce la capacità produttiva e alla fine aumentano i prezzi per i consumatori.

Per fortuna, vi è anche un punto positivo: l’abbandono (per ora) dell’imposta patrimoniale e la manovra sull’IVA. Infatti, la piccola patrimoniale spalmata su una vasta platea di cittadini è iniqua, perché alla fine si colpiscono i cittadini a basso reddito. Se uno ha fatto i sacrifici per comprarsi una casa, che oggi vale due o trecentomila euro, cosa fa? Vende un pezzo di terrazzino? Vende mezzo bagno per pagare l’imposta? L’unica soluzione è levare altro pane dalla bocca dei figli per pagare l’imposta e questo riduce ancora una volta il reddito e deprime l’economia.

Invece la manovra sull’IVA è positiva perché questa imposta è moderatamente progressiva, nel senso che i più ricchi ne pagano una quota proporzionalmente maggiore. Se può sembrare strano, visto che l’aliquota IVA è uguale per tutti, ciò è dovuto al fatto che esistono aliquote diverse per diverse categorie di beni (ad esempio, più basse per i beni primari) e quindi per effetto della composizione del paniere di consumo (esistono studi econometrici da tempo su questo, pubblicati dal sottoscritto) i ricchi pagano in proporzione di più, proprio come scritto nell’art. 53 della Costituzione.

In conclusione, un aumento dell’IVA è equitativo perché ha effetto progressivo e proprio perché colpisce i consumi e non il reddito, lascia una certa discrezionalità al cittadino: si può decidere di consumare oppure no. Mentre le tasse patrimoniali e sul reddito hanno l’effetto di ridurre il reddito disponibile e quindi sicuramente riducono i consumi. Quindi l’IVA è anche potenzialmente meno recessiva delle imposte sul reddito. Ma occorre fare di più.

La proposta è semplice, se il Governo avrà il coraggio necessario di adottarla: propongo di trattare dal punto di vista fiscale le spese connesse con il risparmio energetico (del contribuente anche con redditi da lavoro), alla stessa stregua delle spese sanitarie. Compro una nuova caldaia? Faccio fare una nuova finestra al falegname? Deduco il costo dell’acquisto nel quadro P come una spesa per un apparecchio medico. Installo una qualsiasi fonte rinnovabile a casa, tipo un pannellino fotovoltaico da 3 kW o una micro caldaia a cogenerazione o installo un piccolo impianto a geotermia a bassa entalpia? Deduco il costo degli interessi del mutuo o prestito bancario esattamente come quello sulla prima casa. Chiamo un tecnico per fare la revisione della caldaia? Deduco la spesa nel quadro P come la fattura del medico. Compro una lampadina a basso consumo? La deduco come lo scontrino della farmacia.

Attenzione, dove è la novità di questa idea? La mancanza di burocrazia, di tetti alla spesa, di limiti alle rateazioni. Basta la fattura per dare la deducibilità nella dichiarazione dei redditi. Ci saranno poi gli accertamenti come per le spese sanitarie, ma intanto si promuove una nuova cultura del risparmio energetico in maniera forte e chiara per tutti.

 
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