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Ecco l'energia consumata nelle Olimpiadi di Torino Stampa E-mail
di Cecilia Gatti

Sono passati alcuni mesi, ma a Torino si continua a parlare dei XX Giochi Olimpici Invernali che si sono svolti dal 10 al 26 febbraio, anche perché ci si chiede quale eredità sia rimasta alla città da questa esperienza e quali opportunità si possano “ancora” cogliere. Un evento sportivo, ma non solo, la cui organizzazione ha coinvolto l’intera città: si pensi alla significativa partecipazione di tutti i cittadini, impegnati anche “ufficiosamente” ad incontrarsi con un mondo di sportivi e turisti sino a quel momento sconosciuto. Ma perché parlare di Olimpiadi su una rivista che si occupa di tematiche energetiche ed ambientali? La risposta viene dai dati, solo ora disponibili, sui consumi energetici correlati all’evento e alla sua preparazione, superiori a ogni precedente iniziativa di questa tipologia. Nella struttura del Toroc, l’organizzazione incaricata di far “succedere” i Giochi – come si può leggere sul sito internet di “Torino 2006” - era presente un’intera unità organizzativa, chiamata Power Supply, guidata da Roberto Rossatto, dedicata alle tematiche, o forse sarebbe più opportuno dire alle problematiche, correlate alla progettazione, realizzazione e gestione degli impianti temporanei (elettrici, idraulici e termosanitari) nonché ai rifornimenti necessari per permettere alle Olimpiadi di aver luogo. Una realtà organizzativa che ha raggiunto, tra risorse interne e consulenti esterni, nel momento di massima attività, tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, le 59 unità.

I dati consuntivi dei consumi in quanto riferiti ad un evento sportivo sono significativi: se si considera l’insieme dei siti sia cittadini (siti di gara, come ad esempio il palasport olimpico, noto come PalaIsozaki, ma anche i villaggi dei media), sia montani (piste di gara e villaggi olimpici) per l’intero arco temporale compreso tra la consegna temporanea al Toroc degli impianti per lo svolgimento dei Test Events (inverno 2004) e la conclusione dei Giochi Paralimpici (19 marzo 2006) l’energia elettrica consumata dalle strutture permanenti corrisponde ad oltre 78 milioni di kWh, i metri cubi di metano raggiungono gli 884 mila e le megacalorie superano i 14,6 milioni. Non meno impressionanti i valori circoscritti al periodo di gare (10-26 febbraio 2006) rispettivamente pari a 46.321.970 kWh, 9.714.238 Mcal e 535.130 metri cubi.

Ma accanto ai consumi delle strutture permanenti, sono rilevanti quelli correlati alle strutture temporanee, ossia a quelle infrastrutture il cui allestimento è stato esclusivamente operativo durante lo svolgimento della manifestazione olimpica. Anche i consumi di gasolio per gli allestimenti temporanei (generazione di energia elettrica e riscaldamento) nel periodo ottobre 2005 e marzo 2006 hanno dati importanti: 9.688.942 litri, di cui 6.826.629 litri sono il consumo dei siti in montagna. Tali valori sono particolarmente significativi, non solo per i volumi, ma per l’organizzazione che il rifornimento ha richiesto (consegne del gasolio di notte, tempi di rifornimento particolarmente elevati per la numerosità dei serbatoi di ridotte dimensioni,…). General Electric, azienda americana tra i top sponsor della squadra di Partner della XX edizione dei Giochi, che ha fornito un’ampia gamma di prodotti e servizi tra cui di particolare importanza i sistemi di generazione e distribuzione di energia elettrica, nonché impianti e sistemi di illuminazione, ha - come riferitoci da Rossetto - definito l’Olimpiade torinese come l’evento organizzato con la maggior potenza temporanea mai istallata, con circa 200 MW di gruppi elettrogeni per un totale di oltre 600 MW realizzati con generatori di tutte le taglie. La scelta adottata ha infatti preferito una soluzione con gruppi elettrogeni piuttosto che con energia distribuita per svariate ragioni: l’evoluzione continua che ha avuto la progettazione e la realizzazione dei siti, la successiva inutilità di sistemi cosiddetti ad anello per alimentare le forniture, i costi di allacciamento alle reti distributive e di trasporto, la necessaria flessibilità delle ubicazioni e le possibili criticità correlate ai luoghi e alla stagionalità (si pensi al rischio di cavi tranciati nelle operazioni di sgombero neve piuttosto che nella battitura delle piste ad opera dei gatti delle nevi!). Ma come si spiegano questi valori così elevati? Innanzitutto bisogna ricordare la numerosità dei siti e soprattutto che si è trattato dell’Olimpiade invernale con il maggior numero di gare svolte out door in notturna : sci alpino, bob, freestyle e salto dal trampolino. La numerosità degli eventi deve essere poi combinata con le esigenze dei partecipanti, siano essi sportivi che sponsor. L’illuminazione di una pista, a titolo di esempio, deve raggiungere parametri molto elevati per consentire un perfetto “modeling” delle cunette per soddisfare le richieste delle stesse federazioni sportive. Nello stesso tempo l’NBC, detentore dei diritti televisivi sui giochi fino al 2012, ha richiesto a sua volta determinati livelli di illuminazione per effettuare le riprese. È interessante al riguardo considerare il caso del sito di Sestriere Colle, dove, lungo le pendici del monte Sises, si sono svolte le gare di slalom gigante maschile e femminile, lungo una pista riconosciuta come una delle più tecniche del mondo. Le competizioni si sono svolte in un area in grado di ospitare più di 9.000 spettatori durante 6 giornate con orari compresi tra le 9.30 e le 20.45. In termini di superficie, considerando le strutture temporanee, sia tendostrutture che prefabbricati (container), i metri quadrati interessati sono stati pari a 10.225. Per quanto concerne gli impianti elettrici, il numero di gruppi elettrogeni installati è stato di 56, per una potenza totale installata di 18.520 kVA (14.320 kVA generatori in prime e 4.200 generatori in back up), con 137 quadri elettrici installati, 3 torri faro alte 24 metri.

Un altro dato interessante è quello relativo al consumo di energia elettrica per l’innevamento di alcuni luoghi di gara: a titolo di esempio si considerino la struttura permanete per l’innevamento della pista di San Sicario Fraiteve, dove si sono svolte le gare di Sci Alpino femminile, che tra l’anno 2005 e il 2006 ha consumato 360.938 kWh e quella di Sauze D’Oulx Jouvenxeau, dove si sono svolte le fare di freestyle, che ha consumato 460.996 kWh. Per quanto riguarda i consumi di metano, due parole spettano al braciere olimpico. Tutti ricordano che proprio durante le Olimpiadi era in corso l’emergenza gas per cui erano state adottate misure straordinarie per evitare il rischio di un black-out del metano. In questo contesto era anche sorta una polemica sui consumi di metano destinati ad alimentare attraverso il braciere olimpico, la Fiamma Olimpica, simbolo principe dell’iniziativa, alimentato dal gas metano fornito da Eni attraverso la società Italgas, sponsor dell’iniziativa. Il braciere, alto 57 metri, il più alto nella storia delle Olimpiadi, ha consumato, durante il periodo della sua accensione, poco più di 650.000 metri cubi di metano, valore quindi poco determinante a fronte dei consumi nazionali (si consideri che nel mese di febbraio i consumi giornalieri nazionali si sono attestati intorno ai 330 milioni di metri cubi). Da ultimo è doveroso ricordare che anche per quanto concerne il rapporto con l’ambiente i Giochi Olimpici hanno costituito un evento di grande rilievo, tanto da inserire nella legge 185/2000 (legge che ha garantito i finanziamenti per la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessarie) la previsione di operare alla realizzazione dell’evento utilizzando la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). L’approccio è particolarmente innovativo se si considera che l’approvazione della Direttiva Europea in materia è successiva (giugno 2001). È atteso per il prossimo settembre un bilancio di sostenibilità, elaborato dal Toroc, sulla base di una raccolta di dati, concordata con la Regione Piemonte, relativamente a 16 indicatori riferiti al ciclo delle acque, alla qualità del suolo, ai consumi energetici, alla produzione dei rifiuti, agli ecosistemi, al paesaggio e all’ambiente urbano.
 
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